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Puglia greca: miti, città fondate dagli Dei e cultura greca in Puglia

Puglia greca: miti, città fondate dagli Dei e cultura greca in Puglia | Puglia.com

In certi luoghi del Sud il tempo ha smesso di essere lineare. Basta attraversare i silenzi rossi di un tramonto salentino o ascoltare i canti antichi di un paese in festa per sentire che la Grecia non è mai andata via. In Puglia il mito non è passato: è carne e voce, pietra e vento. Qui, tra ulivi millenari e scogliere abitate dagli dei, il Mediterraneo ha lasciato uno dei suoi racconti più affascinanti: quello della Puglia greca.

Quando gli dei misero piede in Puglia

Prima che arrivassero i Romani, prima ancora dei Normanni, ci furono gli eroi Greci. Secondo la leggenda, dopo la guerra di Troia, l’eroe acheo Diomede approdò in Puglia e fondò città come Arpi, Canosa e persino le Isole Tremiti, dove si dice abbia sepolto i suoi compagni. Le sue “pietre” lanciate nel mare sarebbero diventate isole: quelle stesse isole dove oggi si specchiano i falchi e le onde. Più a sud, nel cuore dell’attuale Taranto, il figlio di Poseidone, Taras, viene salvato da un delfino e fonda la città che porterà il suo nome e che poi diventerà Taranto: la più grande e potente delle colonie greche d’Occidente. È qui che il mito diventa storia.

Puglia greca: Taranto e la Magna Grecia

Fondata nel 706 a.C. dagli Spartani, Taranto è l’unica colonia della Magna Grecia a portare il rigore spartano nelle terre del Sud. Ma Taranto non è solo strategia militare: è arte, filosofia, cultura. Il Museo Archeologico di Taranto (MArTA) conserva testimonianze uniche di questa stagione luminosa: ori, statue, vasi dipinti, riti funebri. Ogni frammento racconta il dialogo serrato tra la civiltà greca e i popoli italici. Da Taranto partivano le rotte verso l’entroterra. Qui, dove la leggenda parlava greco, la Storia scriveva in alfabeto ellenico. Nell’area in cui sorgeva l’antica Arpi, sulle colline di Foggia, i resti della sua cinta muraria megalitica riecheggiano con il loro rigore architettonico greco, mentre gli scavi hanno portato alla luce tombe riccamente decorate, con crateri e vasi importati dalla Grecia: segni tangibili di un passato di scambi e influenza ellenica. Oria, antica civiltà messapica, tra le sue mura conserva tracce profonde dell’influenza greca e nelle sale del Museo Archeologico Nazionale spiccano vasi a figure rosse e frammenti architettonici hatrizzati dall’arte ellenica. Non lontano, la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, eretta su ruderi medievali, conserva sotto le sue volte un’area archeologica con resti di un tempio greco che potrebbe essere stato dedicato a Heracleion, il dio Eracle (Eraclio), venerato in epoca tardo-antica e qui sincretizzato con il culto cristiano. A Canosa di Puglia, infine, l’influenza ellenica convive con quella sannitica e romana. Nel suo centro storico si ammira la tomba di San Severo, con bassorilievi in stile greco – raffiguranti sirene e divinità marittime – che raccontano di una città culturalmente ibridata. Il Museo Civico conserva vasi greci a figure rosse, testimoni della vivace ceramica che attraversava l’Adriatico.

La lingua dei padri: il Griko e la Grecìa salentina

C’è un dettaglio che rende ancora di più la Puglia greca: che si parla ancora greco. Nelle terre di mezzo tra Lecce e Otranto si sente ancora il Griko, una lingua che ha resistito per oltre duemila anni, passando di bocca in bocca, di nonna in nipote, tra nenie, proverbi e canti d’amore. È il cuore vivo della Grecìa Salentina e della cultura greca in Puglia, una piccola Ellade sopravvissuta al tempo. Qui le feste popolari sembrano riti dionisiaci, le danze ricordano antiche tarantelle mediterranee e la cucina ha sapori che somigliano a quelli delle isole ioniche. A Calimera, sul cippo della “pietra del ritorno”, è inciso un saluto in greco: χαιρε (ciao, ma anche “rallegrati”). Il Museo della Cultura Grika conserva documenti antichi e strumenti musicali tradizionali che testimoniano la continuità linguistica con le colonie d’oltremare. Soleto custodisce invece il famoso Monumento dei Delfini (Ipogeo Messapico), dove si narra che il delfino protettore di Taras lasciò la sua impronta; un’opera funeraria raffinata che fonde arte messapica e simbolismo greco, tra onde scolpite e figure mitologiche. A Martano, durante le feste religiose, spesso riecheggiano canti rituali in Griko che si tramandano da generazioni, mentre il borgo di Zollino conserva tra i suoi antichi vicoli reperti funerari greci provenienti da necropoli locali. In particolare, sono stati trovati vasi e lucerne con decorazioni ispirate all’arte ateniese, suggerendo intensi scambi tra la cittadina e la Grecia arcaica. Qui il tempo non si misura in secondi, ma in millenni. 

Puglia greca: Grotta Zinzulusa e i santuari costieri

La costa adriatica conserva i segni più remoti di questi passaggi. A Castro, nella Grotta Zinzulusa, sono stati trovati resti di culti antichissimi, forse legati ad Afrodite o Demetra, le dee dell’acqua e della fertilità. Le grotte, umide e oscure, erano santuari naturali prima che fossero luoghi turistici. Da Porto Badisco, invece, partivano i riti dei primi popoli preellenici. Qui la leggenda narra che Enea sbarcò in fuga da Troia, lasciando tracce che sono diventate mito: alla Grotta dei Cervi, a pochi passi dalla costa, si trovano pittogrammi preistorici che hanno ispirato riflessioni su antichi riti legati al mare – eco ancestrale di un Mediterraneo condiviso tra popoli.

Una storia che pulsa ancora

La Puglia greca non è un ricordo: è un respiro che attraversa la storia. È nella facciata severa di un tempio che non c’è più, nelle curve di un’anfora sepolta, nella lingua sussurrata da un anziano seduto al bar. È nella mappa invisibile di una terra che non ha mai smesso di essere attraversata. Chi cammina oggi tra gli ulivi o si affaccia su un promontorio dell’Adriatico, chi ascolta una nenia in Griko o visita il museo di Taranto, sente che qualcosa resta. È il lascito di un dialogo tra popoli, tra dèi e uomini, tra il mare e la terra. È la Puglia che somiglia alla Grecia. È la Grecia che ha messo radici in Puglia.



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