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Chi m’ha visto, la Puglia autentica nel film di Fiorello e Favino

Chi m’ha visto, la Puglia autentica nel film di Fiorello e Favino

La Puglia più autentica, con i paesaggi brulli, naturali, ricchi di natura e contraddizioni, è questo lo scenario che ha fatto da sfondo a “Chi m’ha visto”, il film di Alessandro Pondi con Giuseppe Fiorello e Pierfrancesco Favino, girato quasi interamente a Ginosa, con parti girate tra Bari, Mottola, Castellaneta e Conversano, uscito in questi giorni nei cinema italiani.

Un film che sembra un viaggio alla scoperta della Puglia più vera, con location mozzafiato attraversate dall’esilarante coppia Fiorello-Favino, che richiamano con la loro freschezza e naturalezza la tradizionale commedia all’italiana, con una riflessione di fondo su tematiche importanti, dove si discute del rapporto identità e successo, bisogno di apparire oltre il talento e la passione del singolo. Un’opera con diversi punti di forza, dove oltre alla bellezza paesaggistica, si esalta l’importanza della musica e del talento nell’affrontare la delusione di essere un perfetto sconosciuto.

Chi m’ha visto è una vera e propria riflessione sul dilemma che assale la maggior parte dei giovani d’oggi, presi tra la voglia di emergere e il dubbio di non farcela. Una fotografia della società odierna con la storia di Martino, interpretato da Beppe Fiorello, un chitarrista molto bravo, stanco di stare all’ombra dei grandi divi della musica italiana, senza che nessuno riconosca opportunamente il suo talento. Deluso da questa situazione Martino prende il treno che da Bari lo porterà nuovamente a Ginosa, un paesino dell’entroterra pugliese dove tutto si ripete con lo stesso ordine di sempre. È proprio nel cuore della Puglia che il protagonista deciderà di architettare un piano per arrivare al successo, sarà organizzando la sua sparizione che riuscirà ad attirare l’attenzione su di sé.

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Scene imperdibili con paesaggi rupestri, dove il lento scorrere del tempo viene immortalato di fronte alla Torre Orologio, nella piazza di Ginosa, con accanto la chiesa Madre, opera del Cinquecento, edificata come omaggio alla Madonna del Rosario, circondata dalle classiche abitazioni pugliesi, ai piedi di formazioni di roccia calcarea, tipica delle gravine. Un suggestivo paesaggio pugliese esaltato in una pellicola che si snoda nell’incontro tra uomo e ambiente, tra valori e paesaggio, archeologia e cultura. Un territorio esaltato dallo stesso Pierpaolo Pasolini nel suo film Il Vangelo Secondo Matteo, ambientato a Matera.


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