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Salento, l’ulivo dedicato a Michelle Obama rischia di morire

Salento, l’ulivo dedicato a Michelle Obama rischia di morire

L’ulivo Regina, dedicato alla ex First Lady degli Stati Uniti d’America Michelle Obama e con sede nelle campagne di Strudà, frazione di Vernole, nel Salento, rischia di morire. A denunciarlo è la sezione di Lecce di Coldiretti, che scende in campo per salvare l’albero millenario. I maestri innestatori aderenti a Coldiretti hanno effettuato una serie di innesti sull’albero, considerato con i suoi duemila anni un vero monumento vegetale, in località masseria Visciglito. “L’innesto in campo – ha spiegato il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno – è una pratica quasi in disuso, ma che può rappresentare una risposta importante alla salvaguardia di un patrimonio storico-ambientale quale quello degli ulivi millenari. E’ per questo che andrebbe sostenuta fortemente da un piano regionale di intervento”.

Coldiretti scende in campo con innesti di Leccino e Fastidiosa

Gli innesti sono stati fatti con gemme di “Leccino” e “Fastidiosa”, le due varietà risultate le più resistenti al patogeno killer che sta distruggendo gli ulivi del Salento portandoli al disseccamento. La tecnica degli innesti con le cultivar Leccino e Favolosa in campo sarà effettuata anche su altri ulivi millenari della zona. Appena quattro anni fa, prima che venisse contagiata dalla xylella, la Regina aveva prodotto sei quintali di olive in un solo anno, dalle quali era stato ricavato un quintale di olio. La tecnica dell’innesto in campo era stata messa in campo già due anni fa per salvare il “Gigante di Alliste”, un ulivo “Ogliarola” di oltre mille anni che negli ultimi tempi ha manifestato i sintomi di disseccamento. A promuovere e realizzare questo intervento nelle campagne del comune sud salentino, in località Cannatare, era stata l’alleanza di produttori “Voce dell’ulivo”. Testimonial d’eccezione dell’iniziativa era stato l’europarlamentare francese dei Verdi europei, Josè Bovè, che insieme ai componenti del comitato si era recato al capezzale del “monumento verde” per assistere all’attuazione di una pratica agronomica del tutto naturale.


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