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Trasformare rifiuti organici in energia, scoperta di due ingegneri a Bari

Trasformare rifiuti organici in energia, scoperta di due ingegneri a Bari

È il politecnico di Bari a proporre una soluzione definitiva per il problema dei rifiuti organici, brevettando un metodo per trasformarli in energia pulita. A darne notizia è la dottoressa Concetta Giasi, docente di Geoingegneria ambientale presso l’istituto ed ingegnere civile, che insieme al ricercatore Nicola Pastore ha realizzato un impianto pilota volto alla riduzione del volume dei fanghi organici tipici degli impianti di depurazione.

Lo sviluppo della struttura è la diretta conseguenza della sentenza della Corte di Cassazione del 2017 che proibisce lo smaltimento del fango organico tramite lo sversamento sui terreni come si è sempre fatto a causa della grande quantità di metalli pesanti presenti al suo interno. I due ingegneri sottolineano l’importanza che la scoperta comporta a livello nazionale, essendo stati i primi al mondo a sviluppare una tale tecnologia e potendo quindi evitare di pagare in futuro una multinazionale estera specializzata appositamente a tale scopo.

La dottoressa Giasi spiega il funzionamento del suo impianto con termini semplici paragonandolo ad un semplice sistema digestivo in grado di rielaborare il contenuto tossico risultante dai rifiuti organici in una sostanza molto più leggera, inodore, non tossica e in metano puro utilizzabile in qualsiasi altra maniera. Il sistema brevettato al Politecnico di Bari si rivela quindi essere la massima espressione del termine Riciclo attualmente disponibile.

La tecnologia è altamente competitiva sia a livello nazionale che internazionale; innanzitutto i costi sono estremamente vantaggiosi poiché si pagherebbe il tutto un decimo di quanto attualmente non consegua lo smaltimento degli stessi rifiuti, da un punto di vista ambientale vi sono notevoli riduzioni degli impatti a livello locale e globale dato che non vi sono emissioni atmosferiche escludendo il metano che può essere imbrigliato e riciclato, la fruibilità urbanistica è estremamente vantaggiosa dato che occupa dimensioni scarse e non comporta scarti inquinanti. I risvolti positivi sono molti ma manca ancora lo sviluppo pratico dell’idea.

Le sperimentazioni sono state concluse nel 2016 con brevetto nel 2017, serve solo la produzione. La dottoressa Giasi e il dottor Pastore attendono ancora speranzosi la possibilità che il loro prototipo veda la luce, soprattutto per dare un nuovo futuro al loro territorio.


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