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E-grocery e chilometro zero: la ricetta vincente dell’Op Jonica

E-grocery e chilometro zero: la ricetta vincente dell’Op Jonica

Produzione e vendita diretta, in barba alla filiera che li stava mettendo in crisi. Sono i dogmi della OP Jonica, consorzio di 35 aziende con 400 ettari e 100 dipendenti nato nel 2005, dopo un periodo di crisi nera e a un anno dall’occupazione della Statale 106. Calo dei prezzi, riduzione del potere contrattuale e divisioni interne erano gli “hashtag” da eliminare per evitare l’incancrenirsi del settore: siamo a Ginosa, in piena piana del Metaponto, tra Puglia e Basilicata. Il chilometro zero è stata la via per uscire dalle ristrettezze, restituendo dignità e reddito alla terra. E non poteva mancare il web a recitare un ruolo fondamentale, con l’introduzione della vendita online: il consumatore si siede davanti al pc e, dopo aver acquistato un abbonamento, sceglie i prodotti freschi e biologici da mettere nella propria cassetta della spesa e poi aspetta la consegna al domicilio. La novità non è solo nella fornitura ma anche nel pagamento: bonifico o carta di credito, il mese successivo alla consegna. Il tutto dirigendo le operazioni dalla sede-magazzino di Montescaglioso. Ma il consorzio ha già un polo produttivo a Stornara (Foggia), ne avvierà un altro nel Barese e a breve aprirà uno spaccio aziendale per prodotti bio freschi e confezionati ed è pronta ad espandere l’e-commerce verso Matera e Potenza.

Consorzio di 35 aziende, commercio on-line fino a Gran Bretagna e Scandinavia

Produttori organizzati, prodotti biologici e e-grocery: la rinascita dalle ceneri di un disastro parte di qui. “Scarpe grosse e cervello fino”, come nel celebre detto popolare, all’origine di questa rivoluzione schumpetariana, con una vendita orientata al mercato locale, da Ginosa sino a Taranto seguendo la Statale 106 e i Comuni che vi si affacciano. Ma il commercio 2.0 spinge Op Jonica anche in Europa: «Gran parte della nostra produzione va in Germania, il resto in Gran Bretagna e Paesi Scandinavi-spiegano dalla società-si tratta di aree in cui il biologico viene pagato a prezzi considerevoli: è questo il nostro core business». Strategie che danno ragione al portafogli: in 10 anni le aziende sono passate da un fatturato di 3,5 a quasi 11 milioni all’interno di un mercato che a livello italiano vale 2,14 miliardi (dato 2014, Ismea-Nomisma), più 1,4 miliardi nell’export di cui il 20 per cento è rappresentato da frutta e verdura. E’ una fetta di Puglia che ce l’ha fatta.


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