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In vista del referendum del 17 aprile, quando i cittadini saranno chiamati ad esprimersi in merito alla possibilità di esercizio delle attività petrolifere a mare – entro le 12 miglia dalla costa – per i titoli abilitativi già rilasciati, “per tutta la durata di vita utile del giacimento“, in Puglia c’è chi fa sentire la propria voce. E’ successo ieri a Barletta, dove gli attivisti di Greenpeace si sono dati appuntamento sul lungomare “Pietro Mennea”, o litoranea di Ponente, per far sentire a gran voce i propri slogan, da “Il futuro è 100% rinnovabile” e “Più sole, meno trivelle” fino a “No oil”, scritta che è stata formata con la disposizione dei propri corpi da parte dei componenti dei gruppi di San Ferdinando di Puglia, Bari e Lecce, rinforzati dalla presenza di alcuni cittadini.
La protesta contro le trivellazioni prosegue così nella nostra regione, nonostante le rinunce di Shell e Petroceltic alle ricerche da effettuarsi rispettivamente nel Golfo di Taranto e nelle isole Tremiti. “Votate sì al referendum, il nostro mare va protetto dagli assalti e dalle minacce” è stato il coro unanime degli attivisti, che risuona l’eco della volontà della Regione Puglia. Il referendum di aprile assume un’importanza notevole. Perché rappresenta l’occasione giusta per sensibilizzare i cittadini chiamati al voto non solo sulle motivazioni del quesito approvato, ma soprattutto sulla direzione energetica da dare al nostro Paese. Che non può certamente essere quella fossile. Questi dovranno essere i paletti entro i quali muoversi nella campagna referendaria appena cominciata. Già in settembre la Puglia era stata una delle 11 regioni italiane ad attivare la richiesta di referendum abrogativi delle parti del decreto Sblocca Italia e del decreto Sviluppo, i due atti che aprivano le porte all’estrazione e alla ricerca di idrocarburi nelle acque marine nazionali.
Data: 22 Feb 2016
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