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“Sono cose antipatiche e gravi che non devono accadere”. Poche parole ma dense di significato, quelle utilizzate dal procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, per commentare la grottesca vicenda relativa al processo sull’omicidio di Michele Molfetta, 38enne ucciso per errore durante una rapina a Bitritto nel 1993, nell’ambito del quale il giudice ieri ha restituito gli atti alla Procura ad oltre 22 anni dai fatti, perché mancano alcune carte inerenti l’indagine. Del delitto sono accusati il boss pentito Antonio Di Cosola insieme con Antonio Lombardi, Cosimo Di Cosola e altre due persone la cui posizione, peraltro, è stata solo oggi stralciata perché all’epoca dell’omicidio erano minorenni.
Il procedimento riguardante l’uccisione di Molfetta include anche altri due omicidi, quello di Angelo Di Benedetto, ucciso a Valenzano il 2 giugno 1996, e di Michele Scannicchio, ammazzato a Carbonara nel maggio 1997, oltre a reati minori tra cui tentati omicidi, ferimenti, porto e detenzione illegale di armi, due rapine aggravate e un sequestro di persona sotto minaccia di un’ascia. Il giudice ha di fatto dichiarato prescritti quasi tutti i reati, condannando con rito abbreviato due persone per l’omicidio Di Benedetto: Michele Armenise a 14 anni e 8 mesi e Pietro Giangregorio a 9 anni e 4 mesi di reclusione, mentre è stato disposto il rinvio a giudizio per sette imputati accusati dei due delitti Di Benedetto e Scannicchio e di un tentato omicidio dell’aprile ‘97. “La sparizione del fascicolo-le parole utilizzate da Giuseppe Volpe ai microfoni dell’Ansa-non è sicuramente un fatto degli ultimi tempi. Del resto siamo in una situazione logistica assolutamente inadeguata, basta girare nei corridoi della Procura-ha concluso il procuratore di Bari-per rendersi conto dello stato in cui si trovano i fascicoli”.
Data: 27 Nov 2015
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