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La Puglia racchiude in sé tutte le caratteristiche che la rendono, tra l’altro, la regione più bella del mondo per ben due volte. Quando si parla di “caratteristiche” ci si riferisce al clima favorevole quasi in ogni stagione, alla vegetazione e al lavoro nei campi che da sempre nobilita gli uomini di questa terra, all’amore e alla passione della famiglia pugliese e, ovviamente, alle innumerevoli bellezze artistiche e culturali che adornano ogni singola città. Ma non è di certo finita qui, perché la Puglia nasconde tanti misteri e leggende che la rendono unica e inimitabile proprio per questo: è il caso della leggenda della grotta di Zinzulusa.
Questa leggenda ha una storia antichissima, proprio perché si pensa che nacque per dare una giustificazione ad alcuni eventi scientifici inspiegabili risalenti a tempi antichi. Nonostante il passare del tempo è una delle leggende più ascoltate e amate da grandi e piccini, anche perché riguarda uno dei luoghi più visitati in tutta Puglia: grotta Zinzulusa. Si tratta di una cavità naturale che fu scoperta nel 1793 in Salento, precisamente vicino a Castro, la città pugliese resa famosa grazie alla limpidezza delle sue acque che scorrono anche nella grotta.
La leggenda narra che nelle vicinanze della grotta di Zinzulusa vivesse il Barone di Castro, noto per la sua spiccata personalità malvagia e per la sua ricchezza che lo rese padrone di tutte le terre intorno. Tanto era cattivo che lasciò morire sua moglie di crepacuore e faceva vestire sua figlia con degli stracci. Tali comportamenti erano dettati dalla sua avarizia, dato che invece di spendere le sue ricchezze per il bene della sua famiglia, preferiva accumulare grosse somme di denaro. Da qui derivava la tristezza della povera figlioletta, cresciuta senza l’affetto materno e paterno. Per fortuna una fata buona e gentile decise di fare un dono alla bambina: le regalò il vestito più bello che esistesse gettando via quegli stracci vecchi che indossava. Nel dialetto locale per “zinzuli” s’intende la parola straccio, proprio perché si narra che gli stracci della bambina volarono sino alla grotta posandosi sulle sue pareti, dove si pietrificarono.
Ecco il motivo del nome Grotta Zinzulusa, nato dai vestiti logori della bambina che si posarono sulle estremità della grotta. Del Barone si può dire che non condusse una vita felice: la fata buona lo scagliò nel profondo delle acque sottostanti alla grotta, generando le cosiddette acque infernali che formarono l’attuale laghetto Cocito. Molti affermarono che i crostacei che videro la triste fine dell’uomo rimasero accecati per sempre. La bambina meritò un finale felice sposandosi con un principe ricco e buono che la rese felice per sempre.
La grotta Zinzulusa è uno dei più grandi fenomeni carsici salentini con formazioni calcaree che ricordano i vestiti della bambina della leggenda. Il laghetto di Cocito, sempre citato nella leggenda, da la vita a numerosi esemplari di gamberetti lunghi ben 7 centimetri. In numerosi pensano che il nome della grotta nasca dal nome greco e arabo di un albero: il giuggiolo. Successivamente alla sua scoperta grazie al vescovo di Castro nel 1793, molti furono i ritrovamenti al suo interno, alcuni risalenti al Neolitico e al Paleolitico. È stata aperta al pubblico solo nel 1957, permettendo la visita delle sue tre parti differenti: l’ingresso, che ospita le acque cristalline della Conca, il Duomo, che presenta in maniera minore stalattiti e stalagmiti e infine il Cocito con le sue acque.
Oggi è una delle grotte più visitate che permette di addentrarsi a piedi fino a 150 metri dall’ingresso. Ospita innumerevoli specie di animali acquatici che l’hanno fatta rientrare nella lista delle dieci grotte carsiche più a rischio e inoltre ospita ogni anno, nel mese di dicembre, un presepe mozzafiato. Insomma una grotta che oltre alla sua leggenda ha molto altro da raccontare.
Data: 16 Nov 2017
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