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“La casa è la persona stessa, la sua forma e il suo sforzo più immediato, quasi la sua sofferenza”. Le parole dello storico francese Jules Michelet, scelte da Carlo Garzia e Roberta Valtorta per accompagnare la mostra dedicata a Casa di Alberta Zallone, fotografa, ricercatrice e docente universitaria alla facoltà di Medicina dell’ateneo barese: le “stanze “ della mostra sono per Alberta Zallone quelle ormai vuote della casa dei suoi genitori e della sua infanzia, in seguito a lungo abitata dalla sorella, a sua volta scomparsa. Gli ambienti sono fotografati nel loro insieme e nei dettagli, cercando di ricostruire attraverso gli spazi e gli oggetti, l’immagine stratificata più in profondità della vita passata in quelle stanze con genitori, fratello e sorelle.
“La casa stessa e la sua immagine appartengono non solo a chi abita lo spazio e lo trasforma nella sua personale “rêverie”-prosegue l’introduzione-come direbbe Bachelard ma anche a chi la registra visualmente e cerca di estrarne una “fissazione di felicità” ricercata in maniera ostinata e quasi indiziaria negli oggetti che riempiono quello spazio, testimoni di una verità ultima, un petit testament anticipato di chi vi ha abitato. Non saprei se in questa “fin de partie” a due tra l’osservato e l’osservatore, risulti alla fine più forte la dimensione del tempo, della memoria o quella esistenziale e vissuta sino all’ultimo di uno spazio che si è dovuto lasciare in fretta senza una adeguata preparazione al viaggio. Dalle immagini di Alberta risulta, secondo me, il modello di una casa-fodero, fasciata e protetta da pareti piene di libri e di oggetti carichi di memoria, non a caso spesso fotografie, vettori potenti e irriducibili di memorie familiari, felici e immediate”. La mostra è a cura del Museo Nuova Era di Bari. In un momento in cui si parla (e giustamente) molto di Checco Zalone, basta aggiungere una “l” per passare dal cinema al gotha della fotografia.
Data: 11 Gen 2016
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