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Si potrà scoprire l’Alzheimer ben dieci anni prima grazie ad un algoritmo adoperato da una macchina, con il metodo elaborato da una 29enne, Marianna La Rocca, ricercatrice italiana appartenente ad un’equipe della città metropolitana di Bari composta da alcuni studiosi del dipartimento di Fisica e all’Infn. Secondo il metodo elaborato dall’equipe di studiosi grazie allo sfruttamento dell’intelligenza artificiale, l’Alzheimer si potrà identificare dieci anni prima che si manifesti, grazie ad una risonanza magnetica al cervello.
La ricerca sta per essere pubblicata su una rivista scientifica dal valore internazionale ma è stata già pubblicata al momento dal settimanale New Scientist. La Rocca con Nicola Amoroso, primo firmatario dello studio, con altri ricercatori tra cui Alfonso Monaco, Roberto Bellotti, professore del dipartimento di Fisica dell’Università di Bari, già dieci anni fa avviò questo programma di ricerca con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Nel corso degli studi furono analizzate le risonanze magnetiche di 67 persone, di cui 38 malate di Alzheimer e 29 sane, da questi studi si ricavò un algoritmo che riuscisse ad individuare le differenze tra gli uni e gli altri.
«Intercettare i primi sintomi di Alzheimer e, in particolare, quel declino cognitivo caratterizzato soprattutto dalla perdita di memoria, è importante per due motivi. Il primo è che queste persone possono seguire quegli stili di vita che aiutano a prevenire la malattia. Il secondo è che si possono individuare persone da reclutare negli studi clinici per sperimentare nuove cure in grado di rallentare la malattia». È stato questo il commento della ricercatrice al suo lavoro di ricerca. Un algoritmo che potrebbe imparare a distinguere risonanze magnetiche eseguite su cervelli sani e su cervelli malati.
Il secondo passo della ricerca è stato spiegato infatti direttamente da La Rocca: «Abbiamo fatto analizzare alla macchina risonanze magnetiche cerebrali di 148 persone fra sane, malate con Alzheimer e individui con declino cognitivo lieve. La macchina, grazie all’algoritmo, è riuscita a individuare i malati rispetto ai sani nell’86 per cento dei casi e coloro che hanno un disturbo cognitivo (Mci) dai sani nell’84 per cento dei casi». La città di Bari si caratterizza ad oggi come un importante centro di ricerca e calcolo tra i più importanti in Italia proprio per questo bisognerebbe insistere sull’approfondimento dei metodi di lavoro e studio per la prevenzione di malattie del genere.
Data: 22 Set 2017
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