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Uno scoperta importante in campo nefrologico è stata individuata dal team del prof. Loreto Gesualdo, Direttore della Struttura complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto del Policlinico di Bari.
La ricerca compiuta dall’equipe pugliese ha individuato come le cellule staminali siano in grado di ridurre o di eliminare i danni fibrotici correlati alla disfunzione dell’endotelio vascolare del rene. Questa novità, quindi, potrebbe rivoluzionare la cura della fibrosi del rene, motivo per il quale è stata menzionata sulla rivista scientifica FASEB Journal.
Lo studio, pubblicato lo scorso 3 luglio con il titolo “Renal progenitor cells revert LPS-induced endothelial-to-mesenchymal transition by secreting CXCL6, SAA4, and BPIFA2 antiseptic peptides“, oltre che dal prof. Loreto Gesualdo ha visto la collaborazione della prof. Anna Gallone e dei principali coautori dello studio, il dott. Fabio Sallustio e la dr.ssa Alessandra Stasi dell’Università di Bari.
I reni, come noto, sono gli organi che si occupano della rimozione dei prodotti di scarto di tutto l’organismo attraverso le urine. Quando i due sono danneggiati, quindi, viene compromessa questa funzione.
La ricerca del team barese ha studiato gli effetti delle cellule staminali adulte del rene umano nel danno renale indotto da infezioni batteriche di tipo Gram negativo, e hanno dimostrato quanto queste cellule possano evitare eventuali danni fibrotici correlati alla disfunzione dell’endotelio vascolare.
A questa già sensazionale scoperta si è anche evidenziato che questo effetto antifibrotico è dovuto alla produzione di specifiche molecole antisettiche (scientificamente chiamate CXCL6, SAA2, SAA4 e BPIFA2) proprio da parte delle cellule staminali renali. In definitiva le cellule staminali renali hanno capacità di proteggere localmente il tessuto renale dai processi fibrotici provocati dalla tossina batterica nota come lipopolisaccaride (LPS).
Come dichiarato dal ricercatore di biologia applicata dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro Fabio Sallustio, il team continuerà a studiare e analizzare l’effetto rigenerativo e protetto delle molecole prodotte dalle cellule staminali renali per permettere di esplorare tutto il potenziale terapeutico in grado di ridurre la fibrosi precoce nel danno renale acuto.
La ricerca capitanata dal team barese può aprire quindi una frontiera nel campo scientifico della cura e della prevenzione delle malattie nefrologiche.
Data: 11 Lug 2019
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