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Natale con la Puglia in tavola: al lavoro 5mila aziende

“Oltre 5mila imprese, in questo momento, sono impegnate nella trasformazione e lavorazione delle materie prime.”
Natale con la Puglia in tavola: al lavoro 5mila aziende

L’imminente Natale potrebbe portare una boccata d’ossigeno alle aziende pugliesi, rappresentando quindi un’importante occasione di ripresa per le attività del settore agroalimentare.

Oltre 5mila imprese, in questo momento, sono impegnate nella trasformazione e lavorazione delle materie prime che saranno messe in tavola nei prossimi giorni.

Come stabilito da Cia Agricoltori Italiani della Puglia, è questo il quadro che emerge dall’ultimo studio condotto da un Osservatorio economico, che ha stabilito come negli ultimi mesi, nonostante la pandemia tuttora in corso, si è registrato un lieve incremento del loro numero, passando da 5.197 a 5.223.

Aziende in aumento, di cosa si occupano

Tra queste le attività dell’agroalimentare più numerose si occupano della produzione di pane e pasticceria fresca: sono 2.280. Seguono quelle di produzione di oli e grassi (536); quelle lattiero-casearie e di conservazione del latte (456); ed ancora, quelle di produzione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili (351); produzione di vini da uve (317); produzione di fette biscottate e di biscotti; produzione di prodotti di pasticceria conservati (244); altra lavorazione e conservazione di frutta e di ortaggi (178); produzione di oli e grassi vegetali e animali (103). Sono 1557 quelle che hanno sede legale in provincia di Bari,986 operano nel Foggiano; 960 in provincia di Lecce; 595 nel Tarantino; 561 nella Bat; 550 in provincia di Brindisi e altre 14 senza indicazioni della provincia.

Importanza di consumare prodotti ed eccellenze pugliesi

“Durante queste festività meglio consumare prodotti ed eccellenze pugliesi”, ha dichiarato Raffaele Carrabba, presidente di Cia Agricoltori Italiani della Puglia. “Questo è il momento di compiere scelte che possano sostenere tanto il nostro agroalimentare quanto l’agricoltura. Nella catena di formazione del prezzo al consumo, l’agricoltore è il primo anello, il più debole, e spesso per vendere deve accettare remunerazioni imposte dalle industrie di trasformazione e dalla distribuzione. Gli agricoltori e le piccole medie imprese rappresentano gli attori più fragili della filiera, in quanto privi di potere contrattuale nei confronti dei distributori e quindi particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali sleali”. Queste ultime sono più diffuse nel settore ortofrutticolo per due fattori: la sostanziale diversità strutturale ed economica degli operatori coinvolti e la stagionalità del prodotto che limita la durata delle negoziazioni.

“Una volta superata l’emergenza pandemica – ha aggiunto Carrabba – sarà necessario utilizzare al meglio le risorse e gli investimenti pubblici al fine di fornire concreti strumenti e reale supporto ai produttori, in modo che possano accrescere la loro capacità di competere sui mercati e possano aumentare la redditività delle loro aziende. La digitalizzazione dei processi produttivi e l’innovazione devono rappresentare una svolta per l’ammodernamento dell’intero comparto”.


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