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Menhir, dolmen e specchie, la Puglia tra riti dimenticati e antichi monumenti

Menhir, dolmen e specchie, la Puglia tra riti dimenticati e antichi monumenti

La Puglia è caratterizzata da antichissimi segni sul suo territorio, costruzioni e ricordi di popolazioni ormai dimenticate che hanno abitato la regione dalle origini del tempo stesso. Dei loro riti e delle loro tradizioni rimangono solo le poche rudimentali costruzioni, utilizzate dagli stessi per compiere probabilmente misteriose cerimonie e per tentare di comunicare con il regno dell’oltretomba.

Nello specifico è la presenza di menhir, specchie e dolmen sul territorio a testimoniare di popolazioni primitive residenti in Puglia sin dai tempi della preistoria. Sono quindi reperti di grande importanza capaci di raccontare la storia vecchia di migliaia di anni degli abitanti di una terra che è andata avanti.

I menhir sono enormi megaliti in un unico blocco solitamente risalenti al Neolitico, la regione Puglia può vantarne un totale di 79 sparsi su tutto il territorio a partire da Terlizzi procedendo in direzione del Salento. Sono astronomicamente orientati, quindi il risultato di rudimentali studi sulle posizioni delle stelle. Alcune teorie li vogliono come luoghi dove venissero celebrati culti dedicati al sole ed alla fecondità della terra. È possibile trovarli ad esempio a Zollino e Giurdignano, considerati i giardini megalitici della regione.

Il menhir della Stazione di Zollino è sito ad un incrocio di vie che portano a tutte le vicine città e fu cristianizzato col tempo incidendovi su una croce, venne scavato all’interno per potervi inserire una torcia utile per i viaggiatori che volessero raggiungere Lecce durante la notte. Il menhir di Sant’Anna Lumardu, sempre a Zollino, è oggetto di un’antica leggenda narrata agli inizi del Novecento da D. De Rossi che cita “A largo Lumardu aveva dimora una potente tribù, il cui capo venuto a morte fu sepolto sul posto con tutti i suoi tesori e che al di sopra della tomba venne eretto a titolo di onore il parallelepipedo”.

Tra i vari reperti di Giurdignano è caratteristico il menhir San Paolo, che sorge su uno sperone roccioso dove è stata costruita la cripta di San Paolo. Sulla sua sommità è presente una buca che prevedeva l’alloggiamento di una croce, ad indicare come diverse culture si siano sovrapposte su questa singola struttura, sottolineandone l’importanza storica. Il menhir più alto della regione si trova a San Martano e va oltre i 5 metri di altezza.

I dolmen sono una tipologia specifica di tomba a camera singola realizzata con enormi blocchi rocciosi composti da almeno due piedritti verticali che sorreggono una lastra orizzontale. Risalenti al periodo che intercorre tra il V ed il III millennio a.C sono presenti in particolare nel territorio del nord-barese. Costruiti in un periodo di benessere economico, erano luoghi di culti primitivi dove si inneggiavano divinità ad oggi sconosciute. Il dolmen della Chianca, sito tra Bisceglie e Corato, è stato definito da alcuni storici il monumento più interessante della nazione, per i misteri che porta con sé e la sua struttura particolare: il più grande della regione, riconosciuto come Patrimonio testimone di una cultura di pace dell’Umanità da parte dell’UNESCO, al momento della sua scoperta al suo interno vennero rinvenute ossa di animali, frammenti di vasi, coltelli antichi, otto scheletri umani disposti disordinatamente.

Le specchie sono strutture tipicamente pugliesi riscontrabili per lo più nel territorio salentino e murgiano. Sono manufatti realizzati come cumuli di lastre calcaree provenienti dallo spietramento realizzato a mano del terreno tipico di queste zone. Avevano sia una funzione da punti di osservazione che sepolcrale, e per quanto sia impossibile datarli esattamente alcuni studiosi ne fanno risalire l’origine addirittura al periodo Neolitico. Il loro scopo esatto non è mai stato tuttavia mai stabilito e tutte quelle avanzate sono state ipotesi. La maggior parte delle specchie regionali sono nel territorio di Ceglie Messapica ed avvolgono il centro abitato descrivendo un semicerchio.

Ognuno di questi reperti è pregno di una storia nascosta e mai narrata, quella delle antiche popolazioni pugliesi risalenti al periodo preistorico che credevano nel potere mistico del sole e della terra. Possiamo solo immaginare i loro rituali, ammirando ciò che è sopravvissuto allo scorrere di migliaia e migliaia di anni.

In foto: altare rituale in zone rurali della Puglia

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