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L’equipe che sta curando l’esperimento intitolato “In Vitro Bone” è coordinata dall’Università di Bari, tra loro Giorgio Mori, dell’Università di Foggia. Un esperimento inviato in orbita da Cape Canaveral, con lo scopo di verificare l’efficacia della molecola Irisina per combattere l’osteoporosi e l’atrofia muscolare in previsione di missioni spaziali sempre più lunghe.
Il gruppo di ricerca è coordinato da Maria Grano, ordinaria di Istologia alla Scuola di Medicina Uniba, e prevede di trattare le cellule ossee con la molecola che secondo gli studi potrebbe prevenire e curare l’osteoporosi e l’atrofia muscolare. Le ricerche, partite da Bari alla volta del Kennedy Space Center della Nasa a Cape Canaveral in Florida vedranno il trattamento delle cellule ossee nello spazio, prima di essere studiate all’Università di Bari.
Lanciato il 2 aprile con la capsula Dragon, l’esperimento sarà in orbita per 21 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Uno studio di grande rilevanza in quanto tra gli organi che risentono maggiormente la permanenza nello spazio, l’apparato muscolo-scheletrico è quello più colpito. Gli astronauti infatti, dopo un mese di permanenza nello spazio, perdono massa ossea quasi quanto le donne in post-menopausa nell’arco di un anno.
Lo spazio, vera e propria macchina del tempo, accelera i processi d’invecchiamento, rendendo le cellule automaticamente più anziane, in pochissimo tempo. Proprio per questo è il luogo adatto per gli studi scientifici, dove in poco tempo si possono valutare le alterazioni molecolari, che sulla terra si verificano lentamente nel corso dell’invecchiamento, al tempo stesso qui è possibile studiare e testare l’azione delle molecole a scopo terapeutico.
Uno studio precedente della durata di circa sei anni ha consentito di scoprire come la somministrazione di Irisina, ovvero quella molecola che lo stesso muscolo produce durante l’esercizio fisico, riesce a prevenire e curare lo sviluppo di osteoporosi e atrofia muscolare in modelli animali osteoporotici: sostanzialmente Irisina dovrebbe indurre la formazione del nuovo osso, rendendo lo scheletro più resistente alle fratture. L’esperimento in orbita è monitorato dagli astronauti della NASA, mentre all’interno del gruppo di studio pugliese sono presenti Silvia Colucci, Giacomina Brunetti, Giorgio Mori e Graziana Colaianni.
Data: 11 Apr 2018
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