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Con l’arrivo dell’Immacolata la tradizione pugliese, come ogni anno, dà il via ufficiale alle festività natalizie, che iniziano proprio in concomitanza della ricorrenza dell’8 dicembre.
Se le case e le città di Puglia iniziano a colorarsi di addobbi, luminarie e mercatini di Natale, Gravina in Puglia aggiunge ai preparativi la realizzazione di un prodotto tipico, da tutti conosciuto con il termine di “Tarallo dell’Immacolata”, in dialetto Taràdd de la Maculòit.
Questa prelibatezza, che si è da sempre tramandata di madre in figlio, è una vera leccornia per il palato e si prepara con dei prodotti di comune utilizzo: farina di grano duro, farina 00, sale, lievito di birra e semi di finocchietto.
Il loro perfetto mix, oltre che di soddisfare anche i gusti più esigenti, si mostra come un ottimo pretesto per vivere dei momenti di gioiosa spensieratezza e convivialità.
Ma come mai questo prodotto così comune in Puglia, assume un ruolo così importante in concomitanza della festa che ricorda il concepimento di Maria nel grembo di sua madre Anna? La risposta a questa domanda è da ritrovarsi nella sua forma a corona, che viene resa come un simbolo di profonda devozione nei confronti della Vergine. Contrariamente a quanto il nome potrebbe far pensare, tuttavia, il Tarallo dell’Immacolata viene consumato nella sua vigilia, e quindi ogni 7 dicembre.
Stando a quanto raccontato tra i gravinesi, la prelibatezza culinaria viene consumata a mezzogiorno, sostituendo il pranzo con il tarallo per chiedere a Maria, attraverso il digiuno, l’intercessione per il perdono dei peccati.
La scelta è ricaduta su questo prodotto tipico oltre che per la forma a corona anche per gli ingredienti utilizzati, tutti, secondo la tradizione, di forte attinenza con la festività e con il culto della Vergine Immacolata.
Se la farina bianca riporta al candore e alla purezze della concezione di Maria, avvenuta senza peccato originale, i fiori e i semi del finocchio selvatico hanno dei collegamenti con la Vergine e sua madre Anna. Questo avviene perché i finocchi selvatici raggiungono il loro massimo splendore proprio in concomitanza con la nascita di Maria Immacolata, a settembre.
A prescindere da quale sia la sua origine, mangiare il Tarallo dell’Immacolata in famiglia continua ad essere una tradizione alla quale i gravinesi sono fortemente legati, in quanto ottimo pretesto per trascorrere del tempo tutti insieme in attesa dell’arrivo del Natale.
Foto @buongustaia_gaudiano e @letiziadorisio.
Data: 7 Dic 2019
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