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Anche gli oggetti hanno un’anima, ma a differenza degli esseri umani hanno la capacità di resistere al tempo. Sì, perché gli oggetti attraversano i secoli, partecipano alla storia e ne forgiano persone e personaggi. Tra tutti, però, ci sono oggetti particolarmente preziosi, quelli che le nonne custodiscono in uno scrigno, in un cassetto, avvolti da panni in cotone per preservarli e renderli immortali. Solo l’eternità consentirà a quei tesori domestici di scrivere un’altra pagina di storia. Sono i cosiddetti “Ori di Taranto” gli oggetti custoditi da nonna Puglia, sin da quando la sua Taranto divenne colonia ellenistica, a cavallo tra il IV e il II secolo a. C.
Testimonianza della ricchezza della Magna Grecia e delle capacità orafe degli artigiani delle polis greche, gli Ori di Taranto sono esposti nella sezione interamente dedicata all’arte orafa del MArTA, il museo nazionale archeologico di Taranto. Il pregio e la raffinatezza dei materiali di epoca ellenica, erano rafforzati dalle tecniche di lavorazione che, dalla martellatura alla cesellatura, passando per la filigrana e la granulazione, ne hanno restituito splendidi esempi di una cultura ricca e lussuosa.
Anelli, collane, bracciali e corone – tra cui spicca per potenza ammaliatrice il diadema in oro impreziosito da diamanti duri – costituiscono la preziosissima collezione che tutto il mondo invidia alla Puglia. Le radici della terra pugliese passano anche da qui. Da un periodo fatto di ricchezza, benessere sociale e di un lungimirante pensiero che ha scritto le pagine dei libri di storia e filosofia, nonché culla di alcune delle menti più visionarie nel campo scientifico. Così adesso è Taranto, la piccola nipotina di nonna Puglia, a custodire un tesoro dal valore sociale, culturale ed economico inestimabile.
La “Sala degli Ori”, così è stata soprannominata la sezione orafa del MArTA, più volte ha catalizzato l’attenzione del mondo, affascinato dallo sfarzo della storia. La collezione è stata oggetto di una mostra internazionale che, negli anni ’80, rapì prima il pubblico di Milano e poi quello di Amburgo, Parigi e Tokyo. Fu in questa circostanza che si ricorda la scomparsa (in vie ancora misteriose) di uno degli orecchini in oro.
Il preziosissimo diadema è solo uno dei gioielli che costituivano gli antichi corredi funerari, a cui si aggiungono: gli orecchini a testa di leone, l’orecchino a navicella, lo schiaccianoci e la teca in argento a forma di conchiglia. Sono questi i pezzi che, insieme a parte della restante collezione (per un totale di 80 gioielli) sono stati esposti nel 2010 all’EXPO di Shangai. Solo 5, invece, i pezzi che hanno arricchito il Padiglione Italia durante l’Esposizione Mondiale di Milano nel 2015.
Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA) nasce nel 1887 come un museo interamente dedicato alla Magna Grecia. Con il tempo, però, i reperti custoditi nell’ex convento di San Pasquale di Babylon, in corso Umberto I (attuale sede del polo museale) furono sempre più testimonianza della storia del territorio pugliese. Così il MArTA diventa custode dell’indissolubile legame tra la Grecia del IV secolo e la Puglia.
La struttura fu sottoposta a restauro dal 2000 al 2007, anno in cui riaprì in una veste rinnovata. La sezione greco-romana è ospitata dal primo piano dello stabile, mentre si trova al secondo piano dell’edificio la sezione dedicata al periodo Paleolitico.
Data: 9 Ago 2018
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