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La statua di Eraclio: il colosso di Barletta tra storia e leggenda

La statua di Eraclio: il colosso di Barletta tra storia e leggenda

C’è un momento, passeggiando per il centro storico di Barletta, in cui il tempo sembra arrestarsi. Accade all’improvviso, quando gli occhi incontrano il suo sguardo: severo, ieratico, immobile da secoli. È il volto della statua di Eraclio, il colosso di Barletta. Un gigante in bronzo alto più di cinque metri, posato accanto alla Basilica del Santo Sepolcro come se vegliasse da sempre su chi passa. Lo chiamano Eraclio, o semplicemente “Arè”, e non è solo un monumento: è una leggenda vivente. Ma chi è davvero? Da dove viene questo titano metallico? E cosa ci fa, da secoli, qui?

Statua di Eraclio: un volto imperiale, un enigma lungo millenni

Le origini della statua di Eraclio affondano in un passato che si perde tra i secoli. Alcuni sostengono che rappresenti l’imperatore bizantino Eraclio I, altri ipotizzano che si tratti di Teodosio II o Marciano. Le analisi sul bronzo la collocano nel V secolo, epoca in cui l’Impero romano d’Oriente si faceva sempre più forte, mentre quello d’Occidente si sbriciolava. Forse proveniente da Costantinopoli o Ravenna, il colosso sarebbe approdato a Barletta in epoca medievale, probabilmente come bottino di guerra o dono sacro. Nel 1491 fu restaurato da un artista napoletano, che ne rifuse braccia e gambe, dandogli nuova vita. Da allora non si è più mosso: la statua di Eraclio è diventata parte dell’identità visiva e simbolica di Barletta.

La leggenda di Eraclio: il giorno in cui salvò Barletta

Tra le tante storie che lo riguardano, una spicca per intensità e fascino: la leggenda di Eraclio che salvò Barletta da un’invasione saracena. Si racconta che, mentre i nemici si avvicinavano dal mare, il colosso si animò. Scese dal piedistallo, si avvicinò al porto e si sedette in lacrime. Quando i saraceni lo videro e gli chiesero il motivo del pianto, rispose: «Perché sono il più piccolo tra i cittadini di Barletta e mi hanno cacciato». I nemici, terrorizzati all’idea di affrontare un’intera città di giganti, fuggirono senza colpo ferire. Da quel giorno, Eraclio non è più stato solo una statua, ma è diventato un simbolo di coraggio, astuzia e protezione.

Un gigante nel cuore della città: Barletta e il suo custode di bronzo

Barletta, antica città portuale affacciata sull’Adriatico, ha sempre vissuto sospesa tra Oriente e Occidente. Nei secoli ha accolto cavalieri crociati, mercanti veneziani e pellegrini in cammino verso la Terra Santa. Il suo centro storico è un susseguirsi di memorie tra cui il Castello Svevo, la statua di Eraclio e la Basilica del Santo Sepolcro. Proprio accanto a quest’ultima si erge il colosso di Barletta, come se fosse parte di un disegno invisibile. La basilica, costruita tra il XII e il XIII secolo dai Cavalieri del Santo Sepolcro, è un punto di riferimento per tutta la cristianità pugliese. Al suo interno custodisce reliquie preziose, tra cui una croce patriarcale binata e un tabernacolo del XIII secolo, che sembrano dialogare silenziosamente con la croce che Eraclio stringe nella mano destra. Insieme, basilica e statua formano un ingresso sacro alla città: un confine tra storia e spiritualità. Barletta è città di leggende e di passaggi e “Arè” ne è il simbolo più amato. Si dice che chi entra a Barletta e incontra il suo sguardo, entra anche in un legame profondo con la città. I barlettani lo trattano come un amico, un compagno di strada che ha visto tutto e continua a vegliare su tutto.

La statua di Eraclio: un’icona tra arte, potere e devozione

La statua di Eraclio è tra le più imponenti opere bronzee dell’epoca tardo-antica sopravvissute all’aperto in Europa. Con i suoi oltre cinque metri di altezza e la postura solenne, incarna la simbologia del potere imperiale: la mano destra solleva una croce, mentre la sinistra regge il globo del potere. Il volto, severo ma non minaccioso, ricorda le effigi degli imperatori bizantini. Il busto e la testa sono originali e risalenti al V secolo, mentre il restauro quattrocentesco, pur visibile, di braccia e gambe non ne compromette l’effetto scenico: al contrario, lo rende più umano, più vicino. A Barletta, Eraclio non è un oggetto da cartolina: è una presenza familiare e ci ricorda che le leggende, qui, non sono mai davvero finite. Non è solo un’esperienza estetica, è un incontro. È fermarsi davanti a un volto che ha attraversato i secoli; è ascoltare il racconto muto di una città che ha fatto della sua leggenda una forma d’identità. È sentire che il passato, in fondo, non è poi così lontano. Chi visita Barletta porta via con sé tante immagini: il mare, le chiese, le piazze, ma quella che resta impressa più di tutte è una sola: quella di un gigante di bronzo che, da secoli, osserva il mondo senza mai battere ciglio.


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