Si chiama Mario, è alto circa 130 centimetri e per molti malati di Alzheimer sarà un nuovo amico. A sperimentare le sue cure sono gli utenti della struttura ospedaliera voluta da San Pio a San Giovanni Rotondo (Foggia), nei dettagli alcuni pazienti affetti da demenza e oggi degenti nell’unità di geriatria.
Non offre una vera e propria assistenza fisica, ma aiuta e aiuterà sempre di più i malati a ricordare e a sentirsi meno soli. Si attiva con la voce e può interagire in due modi: a comando vocale o attraverso un tablet touch screen posto sul petto. Telefona, apre le porte, ricorda gli orari dei pasti e delle pillole. Tecnicamente, Mario è un Managing active and healthy aging with use of caring service robots: nei fatti, un sistema di gestione dell’invecchiamento attivo e in salute mediante l’uso di un assistente robot. A svilupparlo sono state una decina di università, centri di ricerca, imprese e strutture sanitarie di sei diversi paesi: il progetto europeo, costato 4 milioni di euro, vedrà i suoi primi dati presentati oggi a Pistoia nel corso del Convegno nazionale sui Centri Diurni Alzheimer dal geriatra Antonio Greco, direttore della struttura ‘Casa sollievo della sofferenza’ di San Giovanni Rotondo.
Mario è un automa dall’aria simpatica occhi grandi, forme umanoidi, concezione innovativa. Si tratta di un prototipo dalle prestazioni particolarmente elevate. “Il test – spiega il dottor Greco – doveva servire anche ad addestrare il personale. Soprattutto si trattava di capire come implementare le prestazioni del robot affidandogli compiti più sofisticati, dandogli cioè la capacità di monitorare, attraverso l’osservazione, lo stato di salute del paziente: parametri vitali, disabilità funzionale, dosaggio dei farmaci, stato cognitivo e nutrizionale, rischio di piaghe da decubito, eccetera. In questo settore abbiamo già raccolto dati importanti che consentiranno ai partner tecnologici di sviluppare ulteriormente il progetto”.
Data: 16 Giu 2017
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