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In Puglia, la luce non si spegne mai davvero. Al calar del sole, ogni pietra, ogni ulivo, ogni tetto bianco si accende dell’ultimo respiro del giorno. È qui che i belvedere diventano altari naturali, palcoscenici silenziosi da cui osservare il mondo trasformarsi. Ammirare i tramonti in Puglia non è un gesto estetico: è un rito quotidiano che chiede lentezza, ascolto e meraviglia. Abbiamo scelto 5 belvedere della Puglia più una gemma nascosta, poco conosciuta ma meravigliosa. Sei luoghi in tutto, sparsi da nord a sud della regione, in cui il paesaggio non si offre, ma si rivela. Sei orizzonti diversi, dove lo sguardo si dilata e la terra sembra raccontarsi da sola, nel momento più intimo della giornata. Sei pronto a scoprirli?
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Affacciata sulla costa adriatica, tra Otranto e Torre dell’Orso, Torre Sant’Andrea è un luogo che sembra scolpito con lentezza, a ricordare che qui la bellezza ha sempre avuto bisogno di essere protetta. Questa torre costiera costruita nel XVI secolo per difendere il territorio dalle incursioni ottomane è una sentinella silenziosa oggi immersa nella meraviglia. Le sue scogliere bianche, erose dal tempo e dal mare, disegnano archi e faraglioni che si stagliano netti contro l’azzurro. Qui il tramonto non cala: si posa. Le rocce si tingono di ocra, il cielo si sfuma di rame, e ogni cosa sembra sospesa tra respiro e silenzio. Scendere fino al mare significa toccare l’essenza della Puglia costiera: selvaggia, luminosa, indomita. Ma anche restare in alto, sulle rocce di questo belvedere della Puglia, è un modo per sentirsi parte del paesaggio. Da Melendugno, seguendo la SP 366 verso Torre dell’Orso, prosegue in direzione sud fino all’indicazione per Torre Sant’Andrea. Un piccolo parcheggio poco sopra la scogliera consente di avvicinarsi a piedi ai faraglioni e respirare il mare da un punto di vista senza tempo.
Nel punto più meridionale del Salento, dove il tacco d’Italia si tuffa nell’Adriatico, si apre una gola profonda, scavata nella roccia viva. Il Ponte Ciolo, a Gagliano del Capo (LE), lo attraversa con un arco elegante, sospeso tra cielo e mare. Da qui, il panorama è vertigine pura: l’acqua sotto, scura e trasparente, la macchia mediterranea intorno, il cielo che cambia ogni minuto. Il tramonto arriva dalla terra e si riflette nell’abisso. In quel preciso momento, la gola si fa imbuto di luce, raccoglie l’ultimo chiarore del sole e lo lascia scivolare via con grazia.
Si raggiunge facilmente da Gagliano del Capo, seguendo le indicazioni per la SP 358 che collega Santa Maria di Leuca a Castro. Lungo la litoranea, poco dopo l’ingresso al Parco Naturale Regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca, un piccolo slargo permette di lasciare l’auto e proseguire a piedi verso il ponte e il sentiero che scende fino alla cala.
Polignano a Mare non ha bisogno di presentazioni. Lo capisci guardando il mare, ma anche ascoltando il silenzio: è la voce di Modugno che aleggia ancora tra i vicoli, è la poesia incisa sui muri, è la memoria viva di un luogo diventato icona. Un luogo che non si fotografa soltanto: si custodisce dentro. Nel dedalo del centro storico c’è un punto dove la bellezza si fa intima: è la terrazza di Santo Stefano, un piccolo balcone di pietra che si sporge sulle grotte, sui flutti, sulla luce. Qui il tramonto è uno spettacolo lento, fatto di onde che brillano, di silenzi pieni, di vento che accarezza le pareti delle case. Le parole si fanno superflue, il respiro rallenta. Si rimane immobili, non per la foto, ma per gratitudine. Polignano, da questo angolo, non è solo bella: è necessaria.
In Daunia, la luce non riflette: assorbe. Le montagne non dominano: accolgono. E dai 1151 metri del Monte Cornacchia, il più alto della regione, ogni tramonto sembra il primo. La vista si spalanca sulle colline della Daunia, sui laghi, sulle valli, fino al Gargano e oltre. Qui il vento ha la voce delle origini e il paesaggio è fatto di respiro, di spazi aperti, di cielo. Al tramonto, l’aria si fa sottile, le ombre si allungano leggere, e tutto assume il ritmo della montagna. Chi arriva fin quassù non cerca solo un panorama, ma una forma di silenzio più autentico. Qui si capisce che guardare lontano non significa allontanarsi, ma ritrovarsi.
Da Biccari, piccolo borgo dell’entroterra foggiano immerso nella bellezza discreta dei Monti Dauni, un sentiero ben segnalato parte dal Lago Pescara e risale dolcemente verso la vetta del Monte Cornacchia, attraversando faggete, pascoli e punti panoramici che raccontano una Puglia diversa, silenziosa e verticale.
È piccolo, silenzioso, raccolto, ma Rignano Garganico (FG), il paese più alto del Gargano, custodisce uno dei belvedere della Puglia più vasti e sorprendenti e conserva un’anima umile, antica, che resiste ai secoli. Le sue origini medievali si leggono nelle mura, nei vicoli, nelle pietre segnate dal tempo. Il centro storico è una trama di stradine silenziose, archi bassi, piazzette che si aprono all’improvviso come quinte teatrali. Dalla sua altura lo sguardo tocca il Tavoliere, il Subappennino, il mare e i campi. Tutto sembra vicino, tutto sembra possibile. Quando il sole tramonta qui, lo fa in grande: accende il cielo, accarezza le colline, si riflette sui tetti del borgo e ogni cosa trova la sua luce: la chiesa madre di Santa Maria Assunta, il belvedere di Largo Portagrande, la porta del sole che conduce fuori dal borgo e lascia entrare l’orizzonte. È qui che si resta fermi, quasi in preghiera, mentre la valle si colora e il cielo si fa vicino.
Rignano Garganico si raggiunge facilmente da San Giovanni Rotondo o da Foggia, percorrendo la SS 272 e seguendo le indicazioni per i monti del Gargano. Quando si comincia a salire, curva dopo curva, si intuisce di stare andando verso qualcosa che non è solo un punto panoramico, ma un luogo dello spirito.
A pochi minuti da Otranto, ma lontanissima da ogni idea di turismo convenzionale, si apre una conca rossa, profonda, segreta. Le Cave di Bauxite sembrano un luogo di un altro pianeta: rocce ferrose, acqua verde smeraldo, silenzio fitto. Quando il sole cala dietro il bordo del cratere, tutto si tinge di rame, di viola, di oro scuro. È una bellezza che non chiede approvazione. Che ti guarda, ti misura e poi ti accoglie. Un luogo che non si visita: si vive, si custodisce, si rispetta. Quello che oggi appare come un lago incantato — e che su Maps trovi indicato come Lago di Bauxite — è in realtà il frutto inatteso di una ferita. La cava fu attiva dagli anni ’40 fino al 1976 per l’estrazione della bauxite, minerale da cui si ricava l’alluminio. Dopo la chiusura, la natura ha fatto il resto: l’acqua piovana, infiltratasi nelle cavità, ha dato vita a un piccolo specchio d’acqua profondo e fermo, ricco di sali e riflessi irreali. Intorno, il rosso vivo del terreno contrasta con il verde brillante della vegetazione spontanea, creando una tavolozza che cambia colore con le ore del giorno.
Questo insolito ma magnifico belvedere della Puglia si raggiunge facilmente da Otranto, imboccando una strada secondaria che parte nei pressi del faro di Punta Palascìa: un breve sentiero conduce al bordo del cratere. Nessun cartello, nessun biglietto: solo un cammino che va fatto con rispetto, passo lento e occhi aperti.
Ogni tramonto ha un suo linguaggio. Non è mai lo stesso, non è mai banale ma, in questi sei belvedere della Puglia, forse, la luce sa dire anche qualcosa in più. Sa raccontare storie di pietra e vento, di silenzi lunghi e orizzonti larghi. Basta fermarsi e stare ad ascoltare e ammirare la luce che cambia il contorno e la consistenza dei magnifici paesaggi che ti trovi davanti agli occhi.
Data: 11 Ago 2025
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