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Quando l’inverno arriva in Puglia, la luce cambia e con essa il respiro della terra. I paesaggi pugliesi che in inverno sembrano dipinti non sono solo immagini, ma esperienze da vivere con tutti i sensi. La campagna si svuota di voci, restano solo i passi sul terreno umido e il fruscio delle foglie d’ulivo mosse dal vento. L’occhio coglie tonalità che l’estate cancella: l’argento-verde dell’oliva nuova, il rame delle zolle, l’oro pallido del sole basso. È un paesaggio che si ascolta e si respira: il mormorio dei rami, il suono delle campane lontane, l’odore di legna bruciata che sale dalle masserie. Una scena che potrebbe uscire dalle tele di Francesco Netti (1832 – 1894), di Santeramo in Colle (BA), che seppe raccontare con delicatezza il mondo contadino e la luce del Sud, catturando quel senso di quiete e dignità che ancora oggi abita i campi d’inverno.
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Tra gli uliveti millenari, il tempo sembra sospeso. Gli alberi spogli si stagliano come sculture e i muretti a secco diventano linee di memoria che attraversano il paesaggio. In questi giorni di maestrale, i contadini raccolgono le ultime olive con gesti antichi, lenti, rituali: ogni colpo di rastrello è un suono sacro, ogni cesto colmo profuma d’olio e di terra. Questo è il ritmo che Tommaso Fiore (1884 – 1973), scrittore e umanista originario di Altamura, chiamava “il respiro della Puglia contadina”, una forma di civiltà che la modernità non è mai riuscita a cancellare. Ed è la stessa visione che traspare negli acquerelli di Giuseppe De Nittis (1846 – 1884), il maestro impressionista nato a Barletta, sul mare di Puglia e capace di unire l’eleganza parigina alla luce nitida della sua terra natale. Nei suoi paesaggi pugliesi, come nei nostri uliveti invernali, la luce diventa racconto e la semplicità si fa arte.
Nel cuore della Valle d’Itria, i trulli appaiono come conchiglie di pietra tra i filari spogli. La luce d’inverno li accarezza e li trasforma in piccoli templi di silenzio. L’aria sa di calce, di legna e di vento: l’odore dell’inverno pugliese. I paesaggi pugliesi che in inverno sembrano dipinti qui evocano la grazia sospesa dei pastelli di Giuseppe Casciaro (1861 – 1941), l’artista di Ortelle (LE) che fece del colore dell’aria la sua cifra poetica. Nei suoi tramonti e nelle sue marine, il cielo e la terra sembrano fondersi: è la stessa magia che si percepisce tra le masserie e i trulli della Murgia, dove la luce è una materia viva.
Il mare pugliese d’inverno non urla, sussurra. Sulle coste di Trani, Polignano o Santa Cesarea, le onde sembrano pennellate lente su una tela di pietra. Il vento porta odore di sale e di alghe, e le barche ferme nei porti diventano silhouette immobili contro il blu profondo.
Camminando al tramonto, si ascolta solo il ritmo del mare e il passo sulla sabbia fredda. Queste visioni potrebbero appartenere a un film di Luchino Visconti, che nel suo realismo lirico amava la luce del Sud, o a una fotografia di Ferdinando Scianna, maestro siciliano della luce mediterranea. Entrambi, pur non pugliesi, hanno raccontato un Sud sospeso tra malinconia e splendore — quella stessa dimensione che, in Puglia, il mare invernale restituisce ogni giorno.
Sull’Alta Murgia, il paesaggio si fa essenziale. Le rocce calcaree si tingono di rosa e grigio all’alba, i pascoli si svuotano, e i tratturi — le antiche vie della transumanza — si stendono come pennellate sulla terra. In questo silenzio, anche l’occhio moderno trova pace. È una scena che ricorda la sobrietà pittorica di Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964): non pugliese, ma affine nello spirito. Come nelle sue nature morte, anche qui tutto è ridotto all’essenziale: luce, materia, spazio. Eppure la Murgia aggiunge un suono — il soffio del vento tra le pietre — e un odore — quello della neve lontana e della cenere dei camini — che trasformano la pittura in vita.
Restare o tornare in Puglia d’inverno è come sfogliare un album di dipinti che cambiano a ogni luce. L’occhio si riempie di sfumature, ma è l’anima che si riaccende. Qui il vento parla, il silenzio ha un suono, la luce ha un sapore. In questa stagione, i paesaggi pugliesi che in inverno sembrano dipinti non sono metafora ma verità: sono la forma più sincera della terra, quella che si mostra senza ornamenti. Una Puglia che non si fotografa soltanto, ma si ascolta, si annusa, si tocca, si vive.
L’inverno in Puglia è un invito alla lentezza, un dipinto che si compone di luce e silenzio. Ogni muro bianco, ogni ulivo, ogni mare quieto è un frammento d’opera, un invito a fermarsi e respirare. Basta uno sguardo al tramonto per capire che la bellezza non è sempre clamore e che, a volte, è solo luce che cambia, pietra che resiste, mare che ascolta. Ed è in questo istante che la Puglia, d’inverno, si rivela davvero per ciò che è: un’opera d’arte vivente.
Data: 26 Dic 2025
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