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Dal 1980 è a rischio il foggiano, dal 2004 il territorio compreso tra Bari e Barletta e la provincia di Taranto. Le province di Lecce e Brindisi invece appartengono alla quarta categoria, definita “meno pericolosa sismicamente”. Il quadro della Regione Puglia, all’indomani delle scosse che hanno sconvolto il Centro Italia mietendo 250 morti, è chiaro: il territorio regionale è stato classificato in buona parte sismico e quindi gli interventi edilizi ”sono stati realizzati nel rispetto della normativa sismica”. Quanto ai gradi di pericolosità, più nel dettaglio in Puglia vi sono tutti e quattro: si passa dalla zona più rischio del Subappennino Dauno alla zona 2, che interessa il Gargano e il resto della provincia di Foggia. La quasi totalità delle province di Bari e Taranto, invece, ha una pericolosità di grado 3 mentre il Salento, infine, è classificato come zona 4, quella più lieve. Complessivamente, 10 sono i comuni a rischio sismico 1, 58 quelli di zona 2, 47 quelli di zona 3, mentre la maggioranza-147-sono di zona 4.
Le aree più sensibili di tutta la regione sono concentrate nel Subappennino dauno, con paesi come Bovino, Accadia e Anzara di Puglia inseriti nella categoria 1. La fascia dei comuni che si trovano lungo la direzione Bari-Taranto (compresi i due capoluoghi), invece, è stata classificata come sismica nel 2003, subito dopo il terremoto che provocò la morte di 27 bambini della scuola di San Giuliano di Puglia, in Molise ma che ebbe effetti gravi anche in Puglia. La Regione con una specifica deliberazione del 2004, recependo la normativa nazionale, decise l’applicazione della normativa antisismica anche per questi ulteriori comuni. Ai microfoni di Adnkronos i tecnici della Sigea (Società Italiana di Geologia Ambientale) hanno fatto chiarezza: “Fondamentale è l’aspetto legato alle verifiche delle pratiche edilizie. Al momento tali verifiche sono state delegate dalla Regione alle Province, ma non esistono adeguate professionalità negli uffici, mancano per esempio geologi e ingegneri qualificati per le istruttorie di tali pratiche. Sarebbe pertanto opportuno che gli uffici si dotassero di queste professionalità e di protocolli ‘ad hoc’ per eseguire le istruttorie sul patrimonio edilizio esistente”. ”La pianificazione territoriale – sottolineano – dovrà occuparsi in modo più incisivo dello studio del territorio” ed essere ”finalizzata anche a una analisi adeguata della pericolosità sismica, tenendo in debita considerazione le proprietà specifiche dei terreni dal punto di vista geologico e favorendo i processi di sicurezza sismica”. Determinante sarà il ruolo istituzionale: ”La Regione Puglia – ricorda la Sigea – ha da poco tempo istituito un Ufficio Geologico e Sismico, ancora sprovvisto di professionalità come quelle dei geologi. Si dovrebbe puntare ad un vero e proprio Servizio regionale, anche considerando le peculiarità del territorio regionale che conta ambiti geologici tra i più disparati. Resta poi aperto il tema del patrimonio edilizio ed infrastrutturale esistente che è stato in larga parte progettato e realizzato precedentemente alle norme sismiche”.
Data: 25 Ago 2016
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