Home » Notizie Puglia » News Taranto »
A breve i pazienti della Asl di Taranto potranno usufruire della prima terapia a base di cellule Car-T (Chimeric Antigen Receptor T-cell), una delle ultime strategie di lotta ai linfomi.
A darne l’annuncio, dopo la conferma dell’Agenzia Italiana del Farmaco Aifa, la stessa azienda sanitaria della Città dei Due Mari, che attraverso una nota ha stabilito che entro fine mese sarà resa pubblica la lista dei centri in Italia che potranno usufruire di questa terapia, ora diventata rimborsabile.
A quanto pare, l’Asl di Tarano ha tutti i requisiti richiesti dall’Aifa, motivo per il quale si spera che in poco tempo i primi pazienti potranno beneficiare della terapia di ultimissima generazione.
Soddisfatto di questo risultato, il direttore generale dell’Asl di Taranto, Stefano Rossi, ha commentato che, in seguito all’approvazione del consiglio di Aifa, si è concluso l’iter procedurale che garantisce l’accesso a tutte queste nuove terapie salvavita.
Il reparto di Ematologia dell’ospedale Moscati di Taranto, infatti, è uno dei principali centri del territorio ad essere specializzato in onco-ematologia, e come tutti i centri abilitati è dotata della certificazione del Centro nazionale trapianti, dell’accreditamento Jacie per il trapianto allogenico che comprende di tre unità, rispettivamente clinica, di raccolta e di processione, oltre che della disponibilità di una serie di infrastrutture come il reparto di rianimazione e della terapia intensiva. Questi ultimi, come sottolineato da Rossi, sono sufficientemente attrezzati per eventuali emergenze che potrebbero verificarsi alla presenza di un team multidisciplinare sufficientemente preparato per la gestione clinica del paziente.
L’ultima terapia, quella Car-T, appunto, offrono l’accesso per tutti quei pazienti che hanno esaurito qualsiasi opzione terapeutica e che, grazie all’ultimissima innovazione, potrebbero riacquistare una nuova speranza di cura.
Questa strategia immunoterapica è costituita da una terapia cellulare basata su alcune cellule vive del paziente come ad esempio i globuli bianchi del sistema immunitario o i linfociti T, che vengono prelevate, modificate geneticamente e poi reintrodotte nel soggetto. Questo meccanismo dovrebbe consentire di potenziare lo stesso sistema immunitario contro il tumore.
Come sottolineato dall’Asl, al momento queste terapie sono utilizzate nei pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B resistenti ad altre terapie o nei quali la malattia sia ricomparsa dopo una risposta ai trattamenti standard (chemioterapia e/o radioterapia) e per pazienti fino a 25 anni di età con leucemia linfoblastica acuta a cellule B.
Data: 3 Set 2019
Riproduzione riservata. La riproduzione è concessa solo citando la fonte con link all'articolo.