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Il comune di Barletta, uno dei tre capoluoghi della provincia BAT, con Trani (la Perla del Sud) ed Andria, è ricco di leggende e aneddoti legati al suo passato. Città della Disfida sin dal lontano 1503, un Eraclio difensore della patria in pieno centro città, con Canne della Battaglia poco oltre il confine cittadino, ha alla base della sua tradizione scontri cavallereschi e gesti eroici che condizionano inevitabilmente l’animo di ogni suo abitante e i suoi usi. Anche il simbolo della città, quasi semplice e tradizionalista rispetto a quelli dei comuni vicini, è intrecciato a doppio filo a un evento dove è l’onore dei guerrieri barlettani a ergersi sugli invasori venuti a depredarne le terre.
L’origine dello stemma di Barletta è stato oggetto di studio di diversi storici, i quali hanno dovuto incrociare diverse storie vere con romanzi e leggende riesumando un passato unico nel suo genere. Bisogna tornare al periodo tra l’Undicesimo e il Quattordicesimo secolo per capire concretamente il contesto del tempo: gli invasori saraceni saccheggiavano tutto ciò che trovavano lungo il loro cammino, in particolare il meridione e i suoi comuni dotati di difese relativamente modeste. La leggenda narra di come l’allora signore delle terre di Bardulos (nome con cui era chiamata la città di Barletta), nell’anno 1093, durante un attacco saraceno particolarmente cruento, combatté valorosamente con la sua truppa fino a sconfiggere con le sue mani il capo nemico. Tornato in città questi ripulì le sue dita ancora intrise del sangue dell’invasore sullo stipite della porta facente parte delle mura, la cosiddetta Porta Insanguinata ormai sparita e corrispondente all’attuale parco di Villa Bonelli.
Rimasero impresse quattro linee rosso vermiglio su uno sfondo bianco, che divennero il simbolo di quella terra pugliese disposta a tutto per difendere la propria autonomia.
Fu re Ruggiero il Normanno a riconoscere Barletta come città, concedendo all’arma civica lo stemma coronato. In seguito, nel 1493, re Ferrante d’Aragona (conosciuto anche come Ferdinando), per dimostrare la sua riconoscenza verso una città che lottava ogni giorno per il regno aragonese e nella cui cattedrale era stato incoronato, concesse di fregiare lo stemma con una corona e vi appose la sigla F. B., Fidelis Baroli, ovvero Fedelissima Barletta. Secondo tradizione, difatti, se il colore bianco dello stemma rappresenterebbe la religione cristiana alla base della cultura aragonese e barlettana, il rosso indicherebbe il sangue che ogni cittadino sarebbe disposto a versare per difendere le sue terre.
Per ragioni simili il 7 luglio 2003 la città di Barletta è stata insignita anche della medaglia d’oro al valor militare. Questo perché l’8 settembre 1943 il presidio della città, con poche armi al seguito ma sorretto da tutti i suoi abitanti, decise di difendere strenuamente la patria dall’invasione delle truppe tedesche infliggendo loro numerose perdite. Gli assalitori furono costretti a chiamare una gran quantità di rinforzi per riuscire a conquistare Barletta, riuscendoci solo il 12 settembre, e per ritorsione colpirono 13 vittime innocenti a ridosso delle mura dell’attuale piazza Caduti. Con il suo stemma e ciò che esso ha insegnato, la città di Barletta rappresenta il valore delle genti del Mezzogiorno, con una bandiera di democrazia e pace.
Data: 13 Mar 2018
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