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Ogni 30 gennaio l’intera chiesa cattolica festeggia il culto di Santa Martina, diaconessa del III secolo che durante l’impero di Alessandro Severo fu arrestata per avere professato apertamente la sua fede cristiana.
Il suo nome, in particolare, è molto sentito a Martina Franca, in quanto nel 1730 la città pugliese, per volontà del cardinale Irido Caracciolo riceve in omaggio la reliquia della martire, depositata nella Chiesa Matrice. A partire da quel momento in poi, dunque, Santa Martina ha poi ottenuto il ‘ruolo’ di compatrona e gode di festeggiamenti piuttosto contenuti dalla cittadinanza: chi pota il nome della santa, infatti, festeggia l’onomastico l’11 novembre nel giorno di San Martino di Tours.
La santa, che non disdegnava di mostrare la propria fede cristiana, fu portata davanti alla statua del dio Apollo e la fece andare in frantumi. Come se questo evento prodigioso non fosse abbastanza, poco dopo un terremoto distrusse l’interno tempio, portando con sé la morte di alcuni sacerdoti del dio pagano. Dopo che anche il tempo dedicato ad Artemide subì lo stesso trattamento, la fanciulla fu sottoposta a crudeli tormenti, che non hanno mai danneggiato Martina, protetta per volontà divina.
A questo punto, però, i suoi detrattori decisero di ucciderla attraverso la decapitazione. Come si racconta, inoltre, al crudele martirio assistettero alcuni pagani, che decisero in suo onore di convertirsi alla fede cristiana.
Proclamata una delle patrone della città di Roma da Papa Urbano VIII, la sua memoria viene celebrata ogni 30 marzo e la Santa è rappresentata con un giglio, simbolo della verginità, una palma che rappresenta il martirio e un paio di tenaglie e una spada, strumenti della sua tortura e di tutte le sofferenze che l’hanno provata prima dell’arrivo della morte.
Oggi a Martina Franca i culto della martire è stato da molti dimenticato in favore di altri santi (come ad esempio don Bosco). Alcuni degli abitanti più anziani, tuttavia, recitano ancora una poesia in dialetto locale, che inizia con la famosa frase “All’Epifania tutte le feste vanno via” e si conclude, dopo il ricordo della Candelora, di San Biagio, di Sant’Antonio Abate con la frase di santa Martina “Vedete che sono rimasta anche io”.
Foto: @guastellina11 (Instagram)
Data: 30 Gen 2020
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