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San Michele Arcangelo è il santo a cui è devota la città di Monte Sant’Angelo, sita nel cuore dei monti garganici e affacciata su tutta la Puglia, oggetto di visite da parte di migliaia di fedeli e pellegrini ogni anno. Al suo interno è celata, scavata nel suolo, la Grotta di San Michele Arcangelo, dedicata a colui che già dagli antichi ebrei era considerato il Principe degli Angeli, protettore dei più deboli e simbolo dell’assistenza divina.
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Nel nuovo testamento San Michele è indicato come il diretto avversario del demonio, armato di spada e dal volto giovanile ed efebico, colui che spedì Satana e il suo esercito negli inferi secondo come scritto dal capitolo 12 dell’Apocalisse. Combattente esperto e più forte guerriero dell’armata degli angeli, ma anche guida delle anime defunte e giudice delle loro azioni, è spesso raffigurato con una lama nella mano destra e una bilancia nella sinistra. All’Arcangelo sono dedicate diverse chiese in tutta Europa, 60 in tutta Italia ed è ritenuto il protettore di diverse categorie di lavoratori, ovvero farmacisti, doratori, commercianti, fabbricanti di bilance, giudici, maestri di spada e scherma, radiologi, poliziotti e paracadutisti.
Il legame tra Monte Sant’Angelo e San Michele Arcangelo è dovuto a una serie di 4 apparizioni avvenute nel corso degli anni, che hanno rinsaldato una devozione mai incrinata. La prima è citata in un’operetta risalente al V secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano, dove è raccontata l’origine della Grotta di San Michele Arcangelo. Un pastore perse il suo toro, trovandolo lontano dal gregge e dinanzi a una caverna. Per punirlo, il pastore cercò di colpirlo con una freccia avvelenata, ma una folata di vento ritorse il colpo contro colui che lo aveva lanciato. L’uomo corse dal vescovo locale, che gli intimò tre giorni di preghiera per essere salvo. Al sacerdote apparve infine San Michele Arcangelo, che disse che quella grotta era per lui sacra e che tutto ciò che vi si trovava nelle sue vicinanze era sotto la sua protezione.
La seconda apparizione è legata a una battaglia datata anno 662, quando i greci assaltarono i bizantini rifugiati a Monte Sant’Angelo. San Michele apparve in sogno al vescovo locale, suggerendo di attaccare alla quarta ora del mattino sotto la sua protezione. Fu così che il popolo respinse l’attacco nemico, guidato dal guerriero a capo dell’esercito celeste.
La terza apparizione è successiva allo scontro, il sacerdote locale si chiedeva se consacrare la grotta attendendo il responso del Vaticano, mentre il popolo si chiedeva se vi potesse accedere. San Michele, sempre in sogno, suggerì al suo intermediario che la caverna era già stata benedetta da lui secoli or sono, pertanto erano liberi di frequentarla sotto la sua protezione. Era il 29 settembre, giorno dedicato all’Arcangelo in tutto il mondo, quando raggiunsero la cava, scortati da aquile a protezione dei pellegrini.
L’ultima apparizione del Santo è legata al 1656, quando la Peste dilagava in tutto il mondo e il vescovo locale chiedeva, in preda alla disperazione, la protezione divina. Anticipato da un terremoto, San Michele apparve, dicendogli di benedire le pietre della sua grotta così che chiunque ne avesse avuta una con sé sarebbe stato immune dal terribile morbo. Così accade, e da allora la città fu salva e protetta dalla malattia. Come ringraziamento, fu eretta una statua in centro città, con un’iscrizione che cita: Al Principe degli Angeli, Vincitore della Peste, Patrono e Custode, monumento di eterna gratitudine; Alfonso Puccinelli, 1656.
Foto: Matteo Nuzziello
Data: 19 Ott 2018
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