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Quasi in concomitanza con la festa di San Nicola di Bari, ogni anno anche Taranto festeggia il patrono della città, San Cataldo. Questi, un monaco irlandese vissuto nel VII secolo, sebbene fosse in terra straniera è riuscito ad entrare nei cuori di tutti i pugliesi, che lo omaggiano secondo una tradizione
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La sera dell’8 maggio, tutti i fedeli tarantini omaggiano il Santo con una caratteristica processione, che partendo dal Duomo nell’Isola di Taranto prende il largo su una nave, seguita da un vasto numero di imbarcazioni che formano un corteo fino all’arrivo al Mar Piccolo della città, che viene festeggiato con i tradizionali fuochi d’artificio.
Oltre a questo, Taranto si trasforma in un vero e proprio parco divertimenti a cielo aperto in cui assistere a spettacoli di vario genere e in cui gustare tutti i squisiti prodotti locali.
Ma come mai il vescovo irlandese è così venerato in una città del sud Italia?
La storia di San Cataldo parte tra il 610 e il 620 nell’attuale Munster, città sud-occidentale dell’Irlanda, nella quale passa i primi anni di vita in compagnia dei suoi genitori che gli hanno trasmesso l’amore per la preghiera.
Alla loro morte, l’allora ragazzo decise di lasciare tutta l’eredità ai poveri e di intraprendere la carriera ecclesiastica. Le sue imparagonabili qualità gli hanno permesso di diventare vescovo, nomina che gli consentì un viaggio in Terra Santa.
Questo pellegrinaggio, stando a quanto raccontato da una leggenda, ha legato indissolubilmente la vita di San Cataldo a quella della città di Taranto. Inginocchiato in preghiera sul Santo Sepolcro, si dice che il vescovo abbia avuto un’apparizione: Gesù in persona gli chiedeva di recarsi nella Città dei due mari per rievangelizzare tutti i suoi abitanti.
Durante il suo viaggio verso l’Italia, però, la nave fu colta da una spaventosa tempesta. Per evitare il peggio, si dice che San Cataldo si sia sfilato l’anello pastorale e che lo abbia gettato in mare: dopo questo gesto le acque si placarono e permisero il prosieguo della traversata del Mediterraneo. Questo punto, ancora visibile, presenta oggi una polla d’acqua dolce, nota come Anello di San Cataldo.
Non appena arrivato nella città pugliese, il vescovo riuscì in poco tempo a strappare la stessa dal paganesimo riuscendo a convertire i suoi abitanti al cristianesimo, motivo per il quale fu subito proclamato vescovo della città.
Trascorso il resto della sua vita a Taranto, durante la sua esistenza San Cataldo compì numerosi miracoli: riuscì a ridonare la vista ad un ragazzo e a riportare in vita un uomo.
Alla sua morte, avvenuta nel 685, il suo corpo fu sepolto nella Cappella di San Giovanni in Galilea, all’epoca cattedrale della città. Nel 927, però, quest’ultima venne distrutta dalle invasioni dei Saraceni. Questa distruzione fece perdere il corpo del Santo, fino al 10 maggio del 1017.
In quell’anno, infatti, l’Arcivescovo Drogone chiese la ricostruzione della chiesa: mentre gli operai erano a lavoro, furono richiamati dal dolce profumo di un sarcofago di marmo, contenente, appunto, la salma del Santo.
A partire da quel momento i tarantini decisero di scegliere San Cataldo come Patrono della città e gli fondarono l’omonima confraternita, la più antica di Taranto.
Foto di: Rosa De Benedetto
Data: 10 Mag 2019
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