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Al Policlinico Riuniti di Foggia è stato eseguito il primo intervento a paziente sveglio per la rimozione di un angioma cavernoso cerebrale.
L’operazione, diretta dal Dott. Antonio Colamaria nella Struttura Complessa di Neurochirurgia del nosocomio foggiano, ha permesso l’asportazione dell’angioma responsabile di crisi epilettiche e disturbi del linguaggio in un’area particolarmente delicata del cervello, il lobo temporale sinistro.
Grazie all’avvento dei nuovi farmaci anestetici e il perfezionamento delle tecniche, la chirurgia a paziente sveglio, unito alla mappatura della corteccia cerebrale, continua a spingere le frontiere della neurochirurgia sempre più avanti, aiutata anche dai progressi fatti nelle tecniche di imaging, tra cui la risonanza magnetica funzionale.
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Per una corretta fuoriuscita dell’operazione, come specificato all’interno di una nota stampa, si è resa necessaria la presenza di un’equipe multidisciplinare. Prima dell’arrivo in sala operatoria, infatti, il paziente è stato seguito dal chirurgo, anestetista, neurofisiologo, neuropsicologo e dal personale infermieristico altamente qualificato.
Il Direttore della Struttura Complessa di Neurochirurgia Ospedaliera, Antonio Colamaria, grazie alla collaborazione dei Neuro-Anestesisti Dott. Paolo Pugliese e Prof.ssa Lucia Mirabella, del neuropsicologo Dott. Antonio Petrone e dell’epilettologo Dott. Giuseppe D’Orsi del Policlinico Riuniti di Foggia e dello staff anestesiologico dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, ha costituito un team che pone la Neurochirurgia Ospedaliera del Policlinico Riuniti di Foggia tra i Centri Specializzati in Italia in “awake surgery”.
Questa nuova metodica, già diffusa all’estero, sta prendendo sempre più piede in Italia e consta di tre fasi. Se nella prima il paziente viene sedato, dopo il blocco anestesiologico locale di specifici nervi cranici sottocutanei, si procede poi all’incisione indolore della pelle e all’apertura del cranio. Lo stato di analgesia non deve interferire con il comfort del paziente né con il monitoraggio elettrofisiologico dello stesso, garantendo comunque la stabilità cardiorespiratoria. Nella seconda fase il paziente viene risvegliato dalla sedazione ed è in grado di rispondere alle domande che lo staff di neuropsicologi gli rivolgerà durante tutto il corso dell’intervento, come ad esempio l’esecuzione di semplici esercizi mentali come recitare poesie o ripetere tabelline. Questi sono solo alcuni degli stimoli che hanno la finalità di rendere il paziente collaborativo in modo che, durante l’asportazione della lesione, non vengano compromesse le zone del movimento, della memoria e del linguaggio. Nella terza fase, invece, il paziente viene nuovamente sedato in modo da procedere alla chiusura del cranio.
Grazie a questa metodica, ha spiegato il Dott. Antonio Colamaria, si riducono notevolmente i rischi di sequelae neurologiche, come i disturbi del linguaggio o del movimento, passando dal 10% al 2%. Ad essere evitati, inoltre, sono lo stress i problemi dell’anestesia generale per cui il paziente è in grado di rialzarsi autonomamente già il giorno successivo all’intervento.
Ad essere fondamentale, inoltre, è la collaborazione tra specialisti di diverse branche e quindi della creazione di un team multidisciplinare dedicato a questo tipo di chirurgia, che pone il Policlinico Riuniti di Foggia come centro di eccellenza per il trattamento delle patologie neurochirurgiche, raggiungendo risultati importanti grazie alla collaborazione di un team altamente preparato a cui si aggiungono le ultimissime tecnologie neurochirurgiche come il microscopio operatorio robotizzato e il neuronavigatore che hanno migliorato in maniera notevole la qualità della vita del pazienti.
Data: 17 Lug 2020
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