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Un esteso tumore dell’esofago affliggeva Raffaele, un 58enne di Napoli. L’intervento che ha permesso di rimuovere la neoplasia è stato messo a punto, dopo una attenta valutazione del quadro clinico, all’Ospedale Santa Maria di Bari, Struttura Polispecialistica di GVM Care & Research accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale. Considerata l’entità della neoplasia, il paziente era stato ritenuto non operabile da altri specialisti a cui si era rivolto.
“Il tumore dell’esofago è una neoplasia rara, si registrano 3 casi ogni 100mila abitanti. Ha un comportamento abbastanza aggressivo, proprio per la struttura anatomica dell’esofago stesso. L’esofago è un organo attraverso il quale passa il cibo, va dalla faringe allo stomaco, è lungo circa 25–30 cm, e nel suo decorso passa dietro alla trachea ed al cuore, attraversa il diaframma, e sfocia nella regione superiore dello stomaco – spiega il dott. Antonio Braun, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale di Ospedale Santa Maria di Bari. Il trattamento di queste neoformazioni richiede conoscenza e pratica sia di chirurgia addominale che di chirurgia toracica. Grazie all’esperienza consolidata negli anni, alla continua implementazione tecnologica e all’innovazione delle metodiche chirurgiche, siamo riusciti ad intervenire con successo”.
Il paziente, un fumatore (tra le principali cause del tumore dell’esofago vi è il fumo di sigaretta), stava riscontrando un dimagramento progressivo importante, difficoltà ad ingerire solidi e successivamente anche liquidi. La gastroscopia aveva riscontrato una neoplasia di 12cm della porzione distale dell’esofago (quella più prossima allo stomaco) che infiltrava anche il cardias, ovvero la giunzione tra esofago e stomaco. Il tumore aveva ristretto completamente l’esofago tanto da non permettere a Raffaele quasi più di nutrirsi e di bere portandolo all’anemizzazione, con conseguente debolezza e decadimento della qualità di vita.
Gli specialisti a cui si era rivolto in precedenza avevano reputato il tumore troppo esteso per essere operato, indirizzando quindi il paziente verso un ciclo di un mese di chemioterapia preoperatoria, che però non ha avuto alcun risultato né nella riduzione del volume della neoplasia né nell’alleviare i sintomi.
“All’interno di un management multidisciplinare, il carcinoma dell’esofago richiede un trattamento chirurgico molto esteso e l’esofagectomia è considerata una delle procedure più complesse, nonché traumatiche ed invalidanti, sebbene essa rappresenti il gold standard per il trattamento di questo tipo di patologia, laddove praticabile. La chemioterapia è una terapia adiuvante cioè che va ad aumentare, successivamente, l’efficacia dell’intervento chirurgico, incrementando il tasso di sopravvivenza – commenta il dott. Braun –. Data l’estensione del tumore in questione, l’esperienza e le competenze dell’equipe sono risultate fondamentali per la corretta pianificazione ed esecuzione dell’intervento di esofagectomia”.
Data: 3 Giu 2021
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