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Puglia, arriva il Reddito di Dignità

Puglia, arriva il Reddito di Dignità

600 euro al mese per 200mila famiglie per famiglie al di sotto della soglia di povertà

«Una speranza, un segno di lotta contro la povertà, perché va nel segno di ciò che Papa Francesco ha chiesto alla politica, di occuparsi della dignità delle persone». Parole del governatore pugliese Michele Emiliano per descrivere l’approvazione, avvenuta ieri in Giunta regionale, del disegno di legge sul Reddito di dignità “ReD”, il progetto che consentirà ai nuclei familiari pugliesi che si trovano sotto la soglia di povertà di recuperare un minimo di capacità di spesa e ottenere formazione professionale, reinserimento lavorativo e ruolo all’interno della comunità.

La misura, anticipata da Emiliano in campagna elettorale, è diventata così realtà, fino all’annuncio maturato al termine di un convegno della Cgil sullo sviluppo del Mezzogiorno, che ha visto la partecipazione del segretario nazionale, Susanna Camusso. La misura prevede fino a un massimo di 600 euro al mese, per 20mila famiglie, corrispondenti a circa 60mila pugliesi, ogni anno. Nell’arco di 5 anni si stima di poter raggiungere la totalità della popolazione pugliese che oggi si trova sotto la soglia di povertà. “Il Reddito di Dignità non è una misura assistenziale o una forma di beneficenza-ha assicurato Emiliano-È un patto che coinvolge tutto il nucleo familiare, in cui si mette a disposizione il proprio tempo per svolgere un’attività concreta, che sia di formazione, di riqualificazione professionale o la disponibilità a svolgere mansioni di utilità sociale. In questo momento destinare 70 milioni di euro circa l’anno è un grandissimo sforzo che però consente di ristrutturare tutte le misure che già la Regione Puglia e tutti i comuni avevano messo in campo in questi anni per superare le situazioni di disagio economico”.

Una risposta alle forme di degrado familiare per cause economiche, che prevederà l’onere da parte di tutti i componenti del nucleo di aderire a corsi di formazione, al termine dei quali saranno messe a disposizione in cambio del sostegno ricevuto le proprie competenze per la pubblica amministrazione. Al rifiuto corrisponderà la perdita del beneficio, che dura un anno e può essere ripetuto solo in casi in cui non ci sia nessuna responsabilità nella proroga da parte del soggetto o della famiglia interessata. Chiari i metodi di selezione dei fruitori: “Ciascuna erogazione verrà effettuata con l’aiuto del welfare regionale e comunale e dei centri per l’impiego. Si tratta di mettere a regime questo sistema, che in altri Paesi europei è già collaudato, e sono felice che in Italia sia una regione del Mezzogiorno a costruire per la prima volta un percorso simile”.


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