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Migliaia di turisti, devoti e semplici curiosi, ogni anno, affollano il piccolo borgo di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, in occasione della tradizionale “processione delle fascine” in onore del Divino Patriarca.
Lungo la via che taglia e attraversa tutta la città, lunedì 18 marzo sfileranno per il paese circa quaranta carri carichi di potatura degli ulivi, insieme a numerosi fedeli che trascineranno fascine e tronchi di legno, con cavalli addobbati di campanelli e anziane devote che recitano e cantano preghiere e canzoni per San Giuseppe. La legna viene poi accatastata, a formare un grande falò, detto “Zjarr i Madhe”, il più grande in Italia. L’accensione è prevista alle ore 18, in un’atmosfera festosa, animata da balli e canti.
Fede, folklore e devozioni sono i pilastri portanti di questa festa patronale, particolarmente cara ai Sammarzanesi, tramandata di generazione in generazione e ormai giunta alla 153^ edizione.
Capofila dell’Arberia Tarantina, San Marzano di San Giuseppe rinnova questa usanza dal 1866. La sua particolarità risiede proprio nella processione degli enormi “fascini” di ulivi, trainati da carrozze con circa 60 cavalli, e accompagnati da oltre 2000 fedeli che, sottobraccio, trasportano il fascino in onore di San Giuseppe. Durante il percorso, lungo circa 3 chilometri, alcuni cavalli si inginocchiano davanti a San Giuseppe, lo fanno in segno di forte devozione, il tutto tra migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del Sud Italia.
A qualche giorno dalla festa di San Giuseppe, nel 1866, avvenne un violento nubifragio che distrusse uliveti, vigneti, raccolti di vario genere. I cittadini intravidero in quella tragedia una punizione di San Giuseppe ed è per questo che raccolsero i tronchi, li radunarono tutti sul monte per accendere un grandissimo falò. Divamparono delle fiamme talmente alte, da richiamare cittadini da altri paesi, sopraggiunti per assicurarsi cosa fosse successo. I Sammarzanesi raccontarono di aver acceso il falò in onore del Santo e, in quella stessa occasione, molti si inginocchiarono davanti a San Giuseppe, in segno di profonda devozione. Nella speranza che il Divino Patriarca proteggesse anche gli animali, un anziano proprietario di un cavallo decise di farlo inginocchiare, tramandando questo gesto sino ai giorni nostri.