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Ponte romano sull’Ofanto, preziosa testimonianza passata

“La struttura muraria è stata realizzata dai Romani tra il I e II secolo d.C.”
Ponte romano sull’Ofanto, preziosa testimonianza passata

Proprio sulla via Traiana, nel territorio di Canosa di Puglia, è presente un’antica costruzione appositamente realizzata per permettere l’attraversamento del fiume Otranto, il ponte romano.

Considerato, insieme a quello di Ascoli Satriano, la principale costruzione muraria appartenente ai Romani in Puglia, il ponte unisce oggi la provincia di Barletta-Andria-Trani a quella di Foggia, collegando Canosa alle vicine San Ferdinando e Cerignola.

Qual è la sua storia

Costruito tra il I e il II secolo d.C., il ponte romano nasconde tra i suoi ciottoli un passato importantissimo che gli ha permesso di essere considerato sia in età antica che in epoca medievale come indispensabile snodo viario.

La decisione di edificare un attraversamento dell’Ofanto proprio nei pressi di Canosa, dopotutto, non è di certo casuale: questa città era in antichità uno dei centri più frequentati dell’intera Daunia. Per una maggiore rapidità ed efficienza dei rapporti commerciali, dunque, si rese necessario un viadotto del genere.

Costituito da cinque arcate di pietra a tutto sesto sorrette da pilastri dal diametro importante e edificato secondo gli schemi classici dell’epoca, il ponte romano di Canosa di Puglia è stato oggetto di diverse modifiche lungo il trascorrere degli anni.

Il ponte romano oggi

Oggi il ponte romano si presenta in tutta la sua straordinaria bellezza e si mostra in seguito alle diverse modifiche che sono state realizzate nel tempo, tra le quali merita di essere menzionata la ricostruzione ad opera dei Borboni dopo i danni causati dal terremoto del 1731.

Di proprietà dell’Agenzia del Demanio, questa struttura gode di una rivalutazione del suo territorio circostante grazie all’azione dell’Associazione Ponte Romano. Questo gruppo di volontari, infatti, si occupa costantemente della sua valorizzazione attraverso ripetute attività di pulizia ed estirpando la vegetazione spontanea che, quando è molto rigogliosa, rovina tutta l’affascinante struttura muraria.

Foto: Fondo Ambiente Italiano (FAI)


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