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Cerignola, cittadina in provincia di Foggia, è famosa non solo per il suo imponente Duomo Tonti ma anche per avere nel suo territorio l’ultimo e affascinante esempio di modalità di conservazione del grano, nota con il nome di Piano delle Fosse.
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Il territorio antistante la chiesa di San Domenico racchiude un’incredibile testimonianza di una tradizione, che, sebbene sia ormai in disuso, è assolutamente affascinante e mostra l’incredibile spirito di adattamento di un tempo.
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Sebbene non si sappia nulla sulla loro origine, il primo documento storico risale al lontano 1225, senza però citare il luogo nel quale si trovano: per quello bisognerà aspettare un altro certificato del 1581.
Le uniche 600 fosse granarie ancora esistenti si presentano come una cavità a forma di campana ricavata nel terreno. Questi scavi nel terreno, oltre ad essere di qualche metro sotto il livello della strada, erano anche particolarmente capienti: la capacità di queste fosse varia dai 500 quintali ai 1.100. Al loro interno, come già anticipato, erano conservati grandi quantità di cereali, semi di lino, fave e mandorle.
La fossa si presentava nel suo esterno come una cavità nel terreno dal diametro di 4,5 metri, la cui apertura era rozzamente lavorata in pietra per evitare eventuali infiltrazioni di acqua. Al suo esterno, inoltre, erano presenti anche dei cippi in pietra sui quali venivano scolpite le iniziali del proprietario e il numero della fossa. Questo, come facilmente intuibile, serviva per aiutare chi deteneva la cavità a ritrovare in maniera più semplice la propria.
Nello specifico, come ancora oggi è possibile ammirare, dal diametro di 4,5 metri si accedeva alla fossa ricavata nel terreno le cui pareti interne venivano tinteggiate a latte di calce, a lungo andare sostituito dal cemento. L’interno, invece, è costituito o in pietra o in mattoni.
Ma come avveniva il loro carico? I prodotti venivano conservati per mezzo di un’apertura, detta ad imbuto. A questo punto, per permettere di scaricare il grano senza che venisse in contatto con il terreno, il buco appena realizzato veniva modellato con una miscela di cemento e/o calce, acqua, rinforzando il tutto con alcune pietre. Pian piano questo metodo, per mezzo delle sue nuove tecniche, fu sostituito da un cilindro industriale, corto e con coperchio.
Come veniva recuperato il grano quando serviva? In passato questa procedura richiedeva un’organizzazioni di esperti operai, gli sfossatori. Per il riprendere i prodotti, alla base dell’ingresso della fossa venivano posti dei grandi pali nel terreno, i quali fungevano da sostegno per il montaggio di una carriola che serviva per le operazioni di recupero.
Prima di scendere nella fossa, inoltre, veniva accesa una candela: in base alla durata della sua fiamma si riusciva a capire se ci fosse abbastanza ossigeno per permettere agli operai di lavorare senza rischi per la salute. Non appena recuperato, il grano veniva poi misurato in un recipiente corrispondente a 45 litri e chiamato tomolo.
Le fosse granarie di Cerignola, dunque, sono dei reperti dalla notevole importanza storica: proprio per questo motivo a partire dal 1982 queste strutture sono tutelate dalla Sovrintendenza.
Data: 18 Gen 2021
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