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Oca gigante del Gargano: era alta un metro e mezzo, pesante 20 chili

Oca gigante del Gargano: era alta un metro e mezzo, pesante 20 chili

Garganornis ballmanni: questo il nome scientifico del curioso pennuto, di cui finora sono stati trovati rarissimi reperti di zampe e ali, tra Abruzzo e Gargano, volgarmente noto come oca gigante: era alta un metro e mezzo, con un peso pari a circa 20 chili, e viveva 5 milioni e mezzo di anni fa in alcune zone del centro e del sud Italia. A ricostruire il suo aspetto per la prima volta è stato un gruppo internazionale di paleontologi sulla rivista Royal Society Open Science. Gli studiosi hanno lavorato sulla scorta dei resti fossili trovati ad Apricena, in provincia di Foggia, e recentemente anche a Scontrone, in Abruzzo: nel Miocene queste terre formavano un arcipelago di isole ed erano popolate da animali sorprendenti, come barbagianni alti un metro e ricci di terra grandi quanto cani di media taglia. Non riusciva a volare, ma aveva sviluppato dei calli ossei sulle ali che le permettevano di combattere. Presentava falangi delle zampe erano corte e tozze, dunque più adatte a camminare che a nuotare. Altrettanto sgraziate erano le ali, troppo corte per spiccare il volo, ma dotate di un callo osseo sul carpometacarpo (l’equivalente delle ossa della mano nell’uomo) che poteva essere usato come arma nei combattimenti per il controllo del territorio. Libera da predatori, l’oca gigante potrebbe essersi estinta dopo poche centinaia di migliaia di anni, a causa dell’innalzamento del livello del mare che avrebbe portato alla scomparsa delle isole.

Lo studio pubblicato dalla rivista Royal Society Open Science

“Pensiamo che avesse l’aspetto di un’oca piuttosto panciuta. Queste specie così particolari sono esempi di gigantismo insulare, quel fenomeno biologico che sulle isole porta gli animali di taglia medio-piccola ad aumentare lentamente le proprie dimensioni per occupare nuove nicchie ecologiche, come è accaduto ad esempio alle tartarughe delle Galapagos”, ha spiegato all’ANSA il coordinatore dello studio Marco Pavia, paleontologo all’Università di Torino. “Anche l’oca gigante è andata incontro allo stesso destino – afferma l’esperto – cambiando così radicalmente rispetto ai suoi simili del continente da dare origine ad un genere ed una specie del tutto nuovi”.


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