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La città contemporanea nella sua molteplicità di dimensioni, spazi e popolazioni residenti, richiede da tempo una profonda revisione dei modelli abitativi tradizionali.
Abitare sull’acqua è una possibile risposta a queste nuove esigenze abitative, peraltro tema caro ai paesi del nord Europa, quale quello presente nelle sperimentazioni dei progetti di Waterstudio di Delft ma che, in continuità con le ricerche avviate dal Politecnico di Bari, e in conformità con la nuova strategia di sviluppo e ampliamento del porto di Mola di Bari, possono portare alla proposta di nuove modalità di fruizione del bacino portuale e degli spazi ad essa adiacenti. Pertanto l’Arpa Puglia – Centro Regionale Mare, che ha nella sua mission l’implementazione di attività tecnico-scientifiche per uno sviluppo sostenibile delle risorse marine era il luogo ideale per ospitare l’iniziativa Abitare sull’acqua.
È questo quanto emerso dal convegno dello scorso 22 settembre. In quella stessa occasione il prof. Nicola Martinelli del Poliba ha spiegato come le case galleggianti permettano di risparmiare suolo, valorizzando così le vocazioni marinare di Mola di Bari, della sua comunità, della pesca, della cantieristica per la valorizzazione della Blue Economy in chiave sostenibile.
Da non temere, inoltre, è l’azione e la furia del mare, che non danneggerà le case sull’acqua in quanto alcune sono progettate per canali senza fluttuazioni e altre per il mare aperto con onde fino a 5 metri. In queste condizioni di mare, si possono costruire piattaforme molto grandi, semisommergibili o piattaforme che raggiungono la stabilità tramite pali di stabilizzazione come si usa nell’industria offshore per fornire solo un po’ di sostegno alle strutture galleggianti. Nella maggior parte dei progetti in mare aperto si utilizza una sorta di frangiflutti o un sistema di riduzione delle onde per creare un clima migliore.
Data: 26 Set 2020
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