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Il pugliese medio vive in una condizione di doppia nazionalità perenne, essendo nella curiosa situazione di dover imparare una seconda lingua oltre alla sua lingua madre. Per relazionarsi col mondo esterno, il pugliese medio è costretto ad imparare l’italiano, un’aggiunta, un extra da cui spesso e volentieri potrebbe fare a meno perché le espressioni del Tacco d’Italia sono una vera e propria lingua a sé, con modi di dire inequivocabili che vanno ad identificare dei concetti ben precisi.
Il pugliese medio lo si riconosce facilmente in giro, è lì che nel mondo esterno urla “A che ora vi dobbiamo chiamare?” mentre fa la fila per entrare in un museo o in un negozio, accusando il tipo che la sta causando “Di essere davvero dell’uno” ma capace poi di far finire tutta la situazione “A tarallucci e vino” una volta risolta.
Il pugliese medio supera il concetto di lingua adattando al suo modo particolare di esprimersi idiomi irripetibili ed incomprensibili anche se tradotti. Una mamma che porta il figlio dal medico potrebbe essere scambiata per una donna particolarmente gustosa esordendo con “Dottore, mio figlio non mi mangia”, ma sarebbe solo un modo per sottolineare davanti a tutti che il figlio è suo ed è un concetto che va rafforzato, perché per il pugliese medio la parentela è importante. Come se a pranzo dai parenti rivolgendosi ad un nipote riottoso la frase “E mangia alla nonna” vada presa alla lettera e non semplicemente come un incitamento come tanti.
La giornata tipo di un pugliese medio è piena di espressioni indicibili e modi di dire che senza contesto non avrebbero mai lo stesso valore. Al mattino presto, svegliarsi dicendo che “Scendo il cane” potrebbe essere male interpretata da chiunque altri al di fuori della regione, scambiandolo per un atto peggiore di quanto in realtà non sia. E subito dopo magari “Stendere la lavatrice” richiederà meno forza di quanto non ci si aspetterebbe, perché dire di voler portare ad asciugare i panni bagnati nella sua interezza porta via troppo tempo e in Puglia nessuno ha troppo tempo da perdere.
Anche la reiterazione di semplici termini assume un nuovo significato sulle terre del tavoliere: “Bello bello” non sarà un complimento da tenere in considerazione ma un invito a fare in fretta, mentre “A buono a buono” non un modo per sottolineare la bontà di qualcuno ma addirittura una fine analisi delle cause che portano al compimento di una determinata azione. Il pugliese medio impara l’italiano per convenzione e non per necessità, ma sa sin da piccolo che non verrà mai pienamente compreso da nessuno al mondo se non da un altro pugliese.
Guarda la gallery per scoprire alcuni esempi dei più noti modi di dire pugliesi!
Data: 16 Feb 2018
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