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La cattedrale di Otranto, dedicata a Santa Maria Assunta, è un capolavoro di arte romanica.
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Oltre alla sua imponente struttura, al suo interno si conserva un affascinante mistero in grado di appassionare curiosi e turisti: quello che si cela dietro il suo mosaico.
Le tessere di questa opera d’arte, infatti, ricoprono l’intero pavimento del duomo, per un risultato finale di assoluto valore e unico nel proprio genere. I dubbi e le incertezze sul suo conto, inoltre, vengono alimentati a causa dei suoi canoni architettonici e stilistici che, oltre a non appartenere al duomo di Otranto, non sono stati individuabili in nessun altro luogo di culto.
Le risposte a questi quesiti sono tante e continuano ad appassionare numerosi studiosi, che continuano a cercare tra le sue tessere una risposta alla sua complessa simbologia.
Ciò che è certo è che il mosaico della cattedrale di Otranto sia stato costruito tra il 1163 e il 1165 e che per la sua realizzazione, che si estende per circa 16 metri quadri, sono stati utilizzati dei tasselli di calcare che ricoprono tutto il pavimento del duomo.
Ad essere rappresentati dal monaco Pantaleone, autore della splendida opera d’arte, ci sono numerosi temi differenti.
Il principale è sicuramente quello che raffigurare un grande Albero della vita, lungo il quale si dipanano poi le altre principali rappresentazioni. Tra tutte le meraviglie, assolutamente degna di nota è la raffigurazione del peccato originale con la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, con l’immancabile serpente del peccato che insidia la donna. Immancabili, inoltre, sono le rappresentazioni di animali come toro, lonza, dromedario, elefante, antilope, centauro, unicorno e ancora tantissimi altri.
Il vero mistero, tuttavia, non è da ritrovare nei simboli cristiani, del tutto legittimi all’interno di un luogo di culto, quanto la presenza di alcuni elementi che sembrerebbero del tutto scollegati tra loro e poco affini con la cattedrale. Sul pavimento del duomo di Otranto, infatti, sono presenti anche Re Artù che cavalca un caprone e affronta il Gatto di Losanna e la rappresentazione di dodici cerchi concentrici, ciascuno dei quali indica i dodici mesi dell’anno e tantissime altre figure che fondono le scene sacre a quelle profane.
Un altro rebus che continua ad affascinare gli studiosi è quello riguardante la mancanza di personaggi appartenenti al Nuovo Testamento. Questa mancanza, tuttavia, è stata giustificata da divieto di calpestare queste figure da parte dei fedeli. Questa ‘stranezza’, infatti, è presente anche in altri mosaici pavimentali costruiti all’epoca.
Tra le ipotesi più accreditate circa la costruzione, quantomeno controversa, di questo affascinante mosaico spicca la tesi che sostiene che Pantaleone abbia deciso di raffigurare delle allegorie che potessero essere apprezzate da più comunità religiose in quel tempo presenti ad Otranto, che era popolata tra quelle cristiane latine, ortodosse ed ebraiche.
I dubbi, tuttavia, restano ancora tanti e sono tutti lì, nascosti dietro le tessere del mosaico.
Data: 1 Gen 2020
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