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È in costante crescita il mercato dell’usato nel barese, con interesse sempre crescente sia dal punto di vista dei commercianti che dei consumatori. Stando a quanto dichiara Confesercenti questo dell’usato si caratterizza come un “business facile, con rischi commerciali bassi”. Sono gli stessi dati forniti dalla camera di commercio di Milano. Pare infatti che tra il 2015 ed il 2016 il numero di attività commerciali in provincia di Bari che mettono in vendita o acquistano prodotti di seconda mano, registrate in maniera regolare alla camera di commercio, è aumentato dell’1,9%, poco al di sotto della media nazionale.
A Bari nell’anno 2016 per il mercato dell’usato erano attivi 4 negozi di libri di seconda mano, 38 che effettuavano vendita al dettaglio di mobili usati ed oggetti di antiquariato, 25 negozi di indumenti ed altri oggetti usati e un negozio di prodotti tecnologici per un totale di 68 attività, ben 7 in più rispetto al 2015. Il capoluogo pugliese si caratterizza inoltre al primo livello regionale per attività di compro/vendo, seguita da Taranto e Lecce. Si piazza nona invece a livello nazionale in quanto a negozi vintage, dopo Roma, Milano, Torino, Napoli, Firenze, Genova, Bologna e Brescia. In ambito italiano stando sempre a quanto dichiarato dalla camera di commercio di Milano, dono 3553 le imprese italiane che si occupano di vendita di prodotti usati, che siano mobili, oggetti di antiquariato, vestiti e altro.
I trend baresi sono in perfetta linea con il dato nazionale come ha sostenuto Benny Campobasso, presidente regionale della Confesercenti sostenendo «È un fenomeno che esiste da tempo e che, negli ultimi anni, complice la crisi, si è rafforzato. Basta fare un giro in città per rendersi conto di quanto è cresciuto e di come è cambiato, soprattutto nel settore dell’abbigliamento. I negozi al dettaglio di usato sono adesso molto belli, invitano molto all’acquisto. C’è una valutazione economica importante da fare per analizzare il fenomeno. Il periodo che stiamo vivendo, che abbiamo da poco vissuto, ha spinto tutti ad economizzare. Chi vende ha la speranza di recuperare qualcosa rispetto a quanto ha speso al momento dell’acquisto. Chi compra, allo stesso modo, ha la speranza di acquistare oggetti che, nuovi, non potrebbe permettersi. Allo stesso tempo, però, c’è una diversa concezione dell’acquisto. Tutti i grandi marchi, soprattutto nel settore dell’abbigliamento, hanno abbassato di molto la qualità dei prodotti. C’è stata una virata verso il basso, anche nel nuovo, e questo spiega perché l’acquisto dell’usato tende a crescere».
Data: 6 Set 2017
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