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«Quando ho rivisto il film, con quel gigantesco Alberto Sordi, mi sono detto: e chi ce la fa? Poi ho letto il libro e ho capito che era possibile scostarsi da quel ricordo e avvicinarsi di più a Giovanni Vivaldi». Parola di Massimo Dapporto, protagonista dello spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami, “Un Borghese piccolo piccolo”, in scena il prossimo 26 gennaio al Teatro Roma di Ostuni.
Impermeabile, cravatta a righe e basette lunghe. Così si presenta sulla scena Giovanni, amorevole padre di famiglia e impiegato alla soglia della pensione, intento ad assicurare al figlio una raccomandazione che lo metta al sicuro nel concorso per un posto al Ministero. Arriva persino ad abbracciare la Massoneria e a sperimentare ogni alleanza corruttiva, ma, mentre il suo piano sta per andare in porto, si vede uccidere durante una rapina il figlio ragioniere sul quale ha riposto tutti i suoi sogni di ascesa sociale e le speranze di una vita. Individuato il colpevole, invece di consegnarlo ai carabinieri, lo tortura lentamente, fino ad ucciderlo, mentre la moglie, colpita da qualche malattia irreparabile, si trasforma in un vegetale immobilizzato.
Fino a che limiti può spingersi un uomo – un uomo comune, quasi anonimo, insomma, un piccolo borghese – quando la sua vita ha ormai definitivamente perso ogni punto di riferimento, viene ampiamente descritto in questo racconto, portato sul grande schermo da Mario Monicelli, e ora a teatro nell’adattamento di Fabrizio Coniglio. Un ritratto di agghiacciante attualità, tinteggiato di sfumature grottesche che, tuttavia, lasciano spazio anche a momenti di comicità a tratti esilaranti.
Mentre nella prima parte della storia, si avverte nel protagonista la necessità di ricorrere ad una scorciatoia o ad una raccomandazione, persa ormai ogni fiducia nei confronti della legge e delle pari opportunità, nella seconda parte, invece, un evento tragico sconvolge totalmente le carte in tavola, rivelando all’uomo l’altra faccia della vita, quella che non è fatta di uffici, carte bollate e buste paga, ma di gioia, dolore, amore e rabbia.