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Una prima serata assoluta a 176 tasti, quella in programma il 22 gennaio a Teatro Fusco di Taranto.
Le dita di due straordinari musicisti scorrono sui rispettivi pianoforti in un concerto dai contorni jazz e afrocubani: Marialy Pacheco e Omar Sosa, per la prima volta insieme sul palcoscenico, fondono la propria arte per creare qualcosa di straordinario. Una miscela multicolore, fra le note e il ritmo afrocubano e i classici europei, che colpisce e incanta il pubblico, arrivando dritta al cuore.
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Pianista latin eccezionale, tra i più versatili della scena jazz, con la sua musica Omar Sosa riesce ad unire tutti i continenti, spaziando dalla spiritualità africana ai classici europei e ai suoni della west coast americana. Cresciuto nella cultura cubana più tradizionale, si appassiona al jazz, pop, funk, ma su tutti predilige il jazz che diventa per lui una vera filosofia di vita.
Prima donna a vincere il Montreaux Jazz Festival, Marialy Pacheco ha alle spalle una rigorosa preparazione di musica classica. Cresciuta fra le note di Bach, Chopin, Beethoven, Cervantes, Saumell, poi di Ernesto Lecuona, Emiliano Salvador, Art Tatum, Keith Jarrett, Chucho Valdés, ha acquisito una tecnica impeccabile sugli 88 tasti. Riesce a conciliare in maniera disinvolta musica classica, tradizione afro-cubana, jazz, world e canzone, rivelandosi una donna forte e schietta, capace di conferire ad ogni nota il giusto peso e il colore più appropriato. Nel 2004 registra il suo primo album, “Bendiciones”, prima di trasferirsi in Germania e iniziare ad esibirsi in tutta Europa. Nella primavera del 2014 esce il suo nuovo album “Introducing“, cui seguono altri lavori da solista. Invitata in numerosi festival internazionali in giro per il mondo, nel giugno 2016 presenta il progetto “Danzon Cubano” con la WDR Funkhaus Orchestra, poi rappresentato a settembre al Beethovenfest di Bonn. Il suo ultimo disco “Duets”, uscito ad aprile 2017, è stato realizzato in collaborazione con i suoi colleghi Hamilton de Holanda, Omar Sosa, Joo Kraus, Rhani Krija, Miguel Zenon e Max Mutzke.