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Madonna dell’Uragano, l’apparizione che salvò Cocumola dal tifone

“Una sola giornata può cambiare la vita di un intero borgo salentino. Era il 10 settembre 1982, a Cocumola.”
Madonna dell’Uragano, l’apparizione che salvò Cocumola dal tifone

La Madonna dell’Uragano è una celebrazione tipicamente associata ai primi di settembre presso il comune di Cocumola, nel leccese. Frazione di Minervino di Lecce, abitata attualmente da meno di mille abitanti, la zona è incentrata sull’agricoltura, sulla bellezza del vicino mare, sul fascino dei suoi palazzi. Un ulteriore dettaglio presente a donare fascino al piccolo borgo salentino è un’antica leggenda risalente a quasi due secoli or sono, dove la Madonna dell’Uragano divenne protagonista di uno scenario devastante che avrebbe potuto portare a una terribile tragedia.

La leggenda della Madonna dell’Uragano

Era il 10 settembre 1832 quando i contadini, durante una piccola pausa sui campi legata all’ora del pranzo, si resero conto che qualcosa non stesse andando come avrebbe dovuto. Era l’una, le campane suonavano per la marenna, la pausa utile per ritemprare mente e spirito. Fino a quel momento era stata una giornata banale, né troppo calda né troppo fredda, tipica per la stagione, e mentre gli uomini sostavano all’ombra degli alberi, le donne erano nelle loro case.

Il vento soffia spesso nel Salento, ma di rado come, all’improvviso, quello stesso giorno. Fu l‘esperienza tipicamente contadina dei vari abitanti del luogo a suggerire loro di rientrare a Cocumola, abbandonando tutto sul posto. “Sanno che sta per accadere qualcosa, che quella improvvisa corrente, quell’accelerazione, non è normale, che potrebbe succedere di tutto. Giungono strani rumori dalla vicina comunità di Diso, i boati tipici delle costruzioni quando crollano, le urla di dolore di uomini e donne. Gli alberi di ulivo, lungo il tragitto, perdono buona parte dei loro frutti, strappati con prepotenza da arroganti folate d’aria. Giunti in città il vento è talmente forte che le parole si disperdono, è il caos, mentre tutti scappano, cercano di capire cosa fare, affidandosi ai loro istinti e alla loro esperienza”.

In Salento è chiamato anche scarcagnulo, una tromba d’aria piccola e compressa ma di grande potenza, che in quel momento sradicava gli alberi dalle radici, lanciandoli sulla folla. Avanzava verso gli abitanti di Cocumola distruggendo gli edifici, non lasciando via di scampo. Mentre accadeva l’inevitabile, un pittore nella vicina chiesa dedicata alla Madonna Assunta, era intento a creare per conto del parroco locale. Distratto dal suo lavoro, notò troppo tardi ciò che stava accadendo, udendo i suoi concittadini urlare, vedendoli fuggire, mentre lui, inerme, era intrappolato tra quelle quattro mura pronte a essere demolite dal ciclone. Poi la vide apparire. Una donna comparve dal nulla, evanescente, frapponendosi tra il tifone e la comunità in fuga, aprendo le sue braccia con amorevole tranquillità, in un lampo di luce aurea. Tutto terminò in un solo attimo, la perturbazione era svanita lasciando dietro di sé devastazione ma una popolazione sana e salva. Il pittore si voltò, osservando la scultura alle sue spalle, quella della Vergine a cui era dedicato l’edificio in cui si trovava, quella di colei che venne ribattezzata da quel momento la Madonna dell’Uragano.

La festa patronale

Cocumola ebbe una sorte più rosea di tutti i comuni vicini, devastati da quel 10 settembre 1832. Da allora una statua, nell’omonima chiesa, fu eretta in onore della Madonna dell’Uragano, e nello stesso giorno è celebrata la festa patronale, a cadenza annuale, ricordando quell’apparizione che salvò la vita di tutti gli abitanti del luogo.


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