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Sul palcoscenico del Teatro Orfeo di Taranto, martedì 6 marzo e in replica mercoledì 7 marzo, approda la più autobiografica delle opere di O’Neill, che debuttò sulle scene nel 1956 tre anni dopo la sua morte, valendogli il quarto Premio Pulitzer, il primo postumo nella storia del premio.
Interpretato da Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Rosario Lisma e Riccardo Buffonini, Lunga giornata verso la notte è una sorta di metronomo del dolore, che, nell’arco di un giorno, scandisce la crisi della famiglia Tyrone, mettendo a confronto quattro diversi fallimenti esistenziali. Tutti si rivelano infelici e bugiardi, ma si mostrano volentieri felici ed onesti. Da una parte c’è il padre James, un attore sul finire di una carriera, e dall’altra la moglie Mary una donna rovinata dall’abuso di morfina, mentre il figlio James Jr. è un alcolista disadattato e il minore, Edmund, assiste allo sgretolamento dell’intera famiglia quando torna a casa dopo un’esperienza da marinaio con l’ambizione di diventare scrittore.
Ed è sempre la famiglia a padroneggiare la scena, dove si intravedono un tavolo di vetro, una bottiglia di whisky, quattro bicchieri e una poltrona entro un cerchio giallo che disegna sul pavimento una sorta di ring teatrale. Si prospetta una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con il senso di una malattia e la dipendenza da droghe.
In questa storia senza speranza è Mary la prima a mostrare la sua ferita, di ritorno dalla clinica nella quale era stata ricoverata per salvarsi dalla dipendenza da morfina. I tre uomini sospettano una possibile ricaduta della donna e lei sospetta che il raffreddore di Edmund, sia, com’è, una malattia ben più grave di quanto tutti le vogliano far credere. Tutti sospettano, ma, in realtà, tutti sanno e fingono. Fingono una forza che non gli appartiene, una fede nell’altro che gli è accanto e quindi anche in loro stessi, che hanno smarrito.
La scena di Dario Gessati rivela perfettamente l’intenzione registica di Arturo Cirillo, il gioco metateatrale in cui cala la drammaturgia di Eugene O’Neill.