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Si intitola “Lampante. Gallipoli, città dell’olio” la mostra – a cura di Luigi Orione Amato, Antonio Monte e Raffaela Zizzari – che sarà aperta al pubblico dal 25 aprile (vernissage mercoledì 24 aprile – ore 18) presso le sale e gli spazi esterni del Castello di Gallipoli.
Più che un’esposizione, un vero e proprio racconto volto a celebrare “l’oro liquido” che, dagli albori del XVI secolo, rese questa città la più grande piazza europea per la produzione e la commercializzazione di olio lampante, “illuminando” le grandi Capitali europee come Parigi, Londra, Berlino, Vienna, Stoccolma, Oslo, Amsterdam e intrattenendo, con le stesse, ricchi commerci e scambi culturali.
L’apice della produzione ed esportazione di olio dalla Puglia e in particolare dalla Terra d’Otranto fu raggiunto nel XVIII secolo: la gran parte dell’olio esportato dalla Puglia nel Settecento era olio lampante, chiaro e grasso, acquistato soprattutto dagli Stati esteri. Entrava a far luce nelle case borghesi o nei palazzi nobiliari, tramite sontuosi lampadari, o ancora, era destinato a finire nelle lanerie di Gran Bretagna o, trasformato in sapone, tra i belletti delle gran dame parigine.
Il segreto della sua unicità risiedeva non solo nella qualità degli ulivi pugliesi, ma anche nella pietra delle cisterne in cui veniva conservato spesso per lungo tempo: filtrato dal carparo, raggiungeva quella particolare purezza. Basterebbe addentrarsi negli antichi frantoi sotterranei nel borgo antico di Gallipoli e accarezzare la ruvida pietra, per lasciarsi imprimere dal profumo delle olive misto alla salsedine del mare che risale dal basso.
La mostra terrà, dunque, i riflettori puntati sul territorio salentino e, in modo particolare, sul suo tesoro più prezioso: l’olio, con le sue eccellenze e innumerevoli storie da raccontare. I curatori la descrivono come una “mostra parlante”, in cui poter «ristabilire delle relazioni, delle consuetudini percettive con l’olio, la sua importanza produttiva ma soprattutto identitaria». L’autentica e riconoscibile trasparenza dell’olio lampante produceva uno straordinario bagliore che lo rendeva più gradevole, profumato, lucente e puro di ogni altro olio sul mercato.