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Esattamente un anno fa, Pierfrancesco Favino stregava e commuoveva l’Italia intera sul palco dell’Ariston con un intenso brano tratto da La notte prima delle foreste o meglio La nuit juste avant les forêts, atto unico del drammaturgo e regista francese Bernard-Marie Koltès del 1977.
Martedì 22 gennaio, l’attore romano porterà quest’opera al Teatro Verdi di Brindisi, contornato da una scenografia scarna ed essenziale, costituita solo da una sedia e da luci al neon intermittenti celate da un velatino ad evocare una pioggia battente ed incessante.
Proprio sotto il temporale, si muove Favino che incarna alla perfezione il “diverso”, lo “straniero”, l’“immigrato” riconoscibile dalla postura inclinata dal dolore e dalla voce che è sul punto di infrangersi nel pianto.
In una sera di pioggia, all’angolo di una periferia, appare un ragazzo intento a distogliere uno sconosciuto dall’idea che la sua vita fosse giunta a un punto di non ritorno. Immerso nella sua solitudine, l’uomo si lascia andare ad un flusso di parole, raccontandosi a quel ragazzo come non aveva mai fatto prima, parlando della sua periferia e dell’amore, così sconosciuto eppure così vero. Emerge così il dramma di uno straniero, costretto a nascondersi, uno dei tanti invisibili emarginati dal resto della società, attraverso le parole taglienti di un monologo che accende i riflettori sulla solitudine metropolitana, mettendo a nudo la spietata indifferenza e le diseguaglianze sociali.
La regia, firmata da Lorenzo Gioielli, propone uno spettacolo in cui il protagonista restituisce voce ai soli, quelli che nessuno vede perché sono solo il “rumore di fondo” delle nostre città. La Notte poco prima delle foreste riesce dunque nell’intento di accompagnare lo spettatore per le strade in cui non ha mai camminato, alla scoperta di un mondo vissuto da emarginati, sofferenti e “stranieri” anche a se stessi.