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«La musica è pericolosa». Ne è testimone Nicola Piovani, il pianista e compositore vincitore del Premio Oscar alla miglior colonna sonora nel 1999 per “La vita è bella”, che nel suo spettacolo coglie l’occasione per comunicare la bellezza e i rischi di una passione che non conosce limiti.
Venerdì 18 agosto sarà il pubblico di Ceglie Messapica ad aver la fortuna di ascoltare la “lezione” del maestro, in un concerto che regalerà alcune delle sue più belle melodie che hanno accompagnato tanti grandi momenti di cinema internazionale. L’evento rientra nell’ambito di Piano Solo Lab, la rassegna musicale organizzata dalla Ghironda con il sostegno della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Puglia, i comuni di Martina Franca e Ceglie Messapica e la collaborazione delle più prestigiose case di produzione di pianoforti al mondo. L’artista ripercorre le sue collaborazioni più prestigiose cominciando con Federico Fellini, seguito dagli omaggi a Mario Monicelli con le melodie composte per Il marchese del Grillo e a Saverio Costanzo, regista di Hungry Hearts. Attraverso la vita vissuta e i vari generi musicali sperimentati nel corso degli anni, il pianista romano costruisce momenti intensi, incalza sui tasti dello strumento, racconta al pubblico il senso di questi frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro dei più famosi registi italiani, spagnoli, francesi, olandesi, alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di brani più noti, riarrangiati per l’occasione Accompagnato sul palco da cinque musicisti, a ciascuno di loro sono affidati due strumenti: Marina Cesari – Sax/Clarinetto, Pasquale Filastò – Violoncello/Chitarra, Ivan Gambini – Batteria/percussioni, Marco Loddo – Contrabbasso, Rossano Baldini – Tastiere.
Le esibizioni di questa piccola orchestra si alternano a una narrazione semplice ma efficace, a tratti didascalica, che trae ispirazione dalla realtà di Piovani: prende vita un racconto musicale e teatrale, in cui la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare.