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Istituto Oncologico di Bari su rivista internazionale

“L'Istituto ha compiuto uno studio per prevedere le risposte dei farmaci contro i linfomi aggressivi.”
Istituto Oncologico di Bari su rivista internazionale

Grandi passi in avanti nel campo della salute e della medicina di tutta la regione Puglia. L‘Istituto Oncologico di Bari è finito sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Annals of Oncology‘ per uno studio vincente nella diagnosi dei tumori.

Il team pugliese, composto da tutti i ricercatori del ‘Laboratorio diagnostica ematologica e terapia cellulare‘ dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Istituto Oncologico ‘Giovanni Paolo II’ di Bari diretta dal dottor Attilio Guarini, in collaborazione con il gruppo di ricerca guidato dal professor Stefano Pileri dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, dall’idea di Sabino Ciavarella ha trascorso tre anni di duro lavoro passati tra le attrezzature di laboratorio donate da tanti mecenati.

Dopo le tante ore di ricerca, la grande rivelazione: prevedere la risposta ai farmaci nei linfomi aggressivi è possibile, specialmente in quelli a grandi cellule B. Questa scoperta sensazionale è stata pubblicata sulla rivista sensazionale citando, oltre che l’ideatore della ricerca, anche le dottoresse Maria Carmela Vegliante, Giuseppina Opinto e Simona De Summa, che si sono meritate la copertina e l’editoriale.

La scoperta dell’Istituto Oncologico

La scoperta dell’Istituto Oncologico ha evidenziato come le cellule non tumorali, a contatto con quelle maligne possano influenzare la risposta ai farmaci e la prognosi dei pazienti. Dare delle risposte al malato potrebbe aiutare a fornire le giuste terapie in tempo per debellare il male.

Lo studio compiuto dal team di Bari consiste proprio nella descrizione del linfoma, solitamente generato con una biopsia attraverso la nuova tecnologia Nanostring, che permette una maggiore conoscenza dello stesso. Se diagnosticato in tempo utile, i linfomi maligni possono essere sconfitti in alte percentuali con la chemioterapia (di solito per il 65% dei casi). La scoperta sensazionale, dunque, permetterà in futuro di avere delle nuove terapie biologiche che avranno come bersaglio non esclusivamente le cellule maligne ma anche altre sempre presenti nell’ambiente tumorale.


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