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L’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti continua a sperimentare con successo importanti e innovativi interventi.
L’ultimo di una lunga serie è quello effettuato in questi giorni in seguito alla diagnosi di una patologia tumorale a partenza appendicolare (pseudomixoma) associata a un quadro di carcinosi peritoneale.
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L’operazione, piuttosto delicata, è stata eseguita dall’equipe chirurgica diretta dal prof. Alessandro Verbo, coadiuvato dai dottori Giovanni Di Palma ed Andrea Madaro, che ha condotto con successo l’intervento nella parte chirurgia in modalità mininvasiva. Questa, inoltre, è stata poi seguita da un’ infusione intraoperatoria chemioterapica conosciuta con il nome di HIPEC, un trattamento oggi riservato solo ad alcuni centri di eccellenza selezionati da un comitato scientifico nazionale.
Ciò che rende questo caso eccezionale non è stato solamente la coordinazione tra la chirurgia e la chemioterapia nella stessa procedura, bensì nella strategia che è stata utilizzata per la bonifica chirurgica. Come spiegato attraverso una nota stampa del Miulli, tutte le fasi sono state svolte per via laparoscopica, una tecnica mininvasiva sia in termini di ripresa post-operatoria che per un minor tasso di complicanze: la paziente, infatti, è stata dimessa dopo soli 7 giorni di degenza.
La diagnosi di carcinosi peritoneale colpisce ogni anno solamente in Italia circa 25mila persone, che pian piano iniziano a vedere un significativo peggioramento sia della prognosi che della qualità della vita.
La crescita tumorale di chi è affetto da questo male non riesce ad essere contenute dalle sedute di chemioterapia, motivo per il quale si rendono necessarie delle nuove tecniche innovative.
Tra queste è presente quella messa in pratica dal nome HIPEC, il cui compito è quello di identificare l’ultima frontiera per il trattamento di alcune forme di tumori solidi diffusi al peritoneo, precedentemente considerati non più suscettibili di cura.
Attraverso questa tecnica, quindi, vi è una diversa modalità di distribuire i farmaci antitumorali direttamente nella sede della malattia, che non vengono introdotti per via endovenosa ma di direttamente nel peritoneo attraverso un «lavaggio» ad alta temperatura.
Il trattamento è preceduto da una procedura chirurgica che ha lo scopo di asportare tutto il tessuto tumorale presente in addome. È tollerato alla fine di questo procedimento chirurgico un residuo tumorale con elementi che non superino i 2.0 mm di diametro.
Data: 25 Ott 2019
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