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“Il decimo decreto ILVA è l’ennesimo errore dei vari Governi italiani succedutisi nel tempo sulla vicenda dell’acciaieria ILVA di Taranto”. Il piano per il risanamento ambientale dell’Ilva rischia di essere spostato al 31 dicembre del 2019, e il governatore pugliese Michele Emiliano va su tutte le furie. Ad agire da detonatore alla vicenda, la possibilità che viene data alla società che vincerà la gara per l’acquisizione del gruppo siderurgico italiano di modificare il Piano delle misure di risanamento ambientale dell’Ilva predisposto dal governo Renzi nel 2014. Le modifiche con il nuovo piano ambientale saranno valutate da un comitato di esperti che avrà 120 giorni di tempo. Approvato il piano, i nuovi acquirenti avranno tempo fino al 31 dicembre 2019 per realizzarlo, 18 mesi in più rispetto al termine del 30 giugno 2017, a sua volta già prorogato. Se si fossero rispettati i tempi previsti in origine, il risanamento del Siderurgico di Taranto doveva essere fatto entro il 4 agosto 2016 cioè fra poco meno di due mesi. “Si ritiene ingenuamente da parte del Governo in carica di facilitare la vendita a privati dello stabilimento, concedendo l’immunità dal diritto penale oltre che ai commissari, anche agli acquirenti dello stabilimento per le attività di esecuzione della Autorizzazione Integrata Ambientale-insiste Emiliano-è ingenuo il Governo perché non riesce ad immaginare che i grandi players industriali che aspirano all’acquisto hanno perfettamente chiaro che la Corte Costituzionale non potrà più consentire lo scempio della Costituzione che essa deve invece presidiare. La Corte non potrà infatti ancora consentire un’ulteriore proroga del termine previsto dai decreti ILVA per l’adeguamento all’AIA senza travolgere il diritto alla salute dei tarantini”.
La società che vincerà la gara – quasi certamente una newco creata dalla cordata prescelta con la partecipazione finanziaria di minoranza di cassa Depositi Prestiti, che ancora oggi, per bocca del suo amministratore delegato Fabio Gallia, ha rinnovato il suo impegno per il turnaround dell’Ilva – avrà tempo fino al 31 dicembre del 2019 per realizzare il suo Piano Ambientale che verrà recepito con un Dpcm. Sempre secondo il decreto, l’acquirente dell’Ilva non dovrà più restituire allo Stato il prestito ponte da 300 milioni di euro, come previsto dal decreto Guidi dello scorso gennaio, e concesso per garantire la prosecuzione delle attività continuando il risanamento ambientale nelle more della procedura di trasferimento. Ora toccherà all’Amministrazione Straordinaria restituirlo, con gli interessi di mercato (Euribor a 6 mesi maggiorato di uno spread pari al 3 per cento), il debito sarà “anteposto agli altri della procedura” rendendo ancora più precaria la posizione dei creditori non assistiti da privilegio. “Quel termine era l’unico presupposto sul quale era stato possibile accettare una temporanea violazione del diritto alla salute dei cittadini-spiega Emiliano-Se tali termini vengono prorogati continuamente, come è successo di nuovo con il decreto legge promulgato ieri, è chiaro che gli eventuali acquirenti sono consapevoli che la Corte Costituzionale ben potrebbe ritenere spezzato l’affidamento concesso al Governo e dichiarare la incostituzionalità del decimo decreto e di tutti i precedenti che dell’attuale costituiscono il presupposto. Per fare chiarezza in merito ho deciso di dare mandato alla Avvocatura regionale di valutare se ricorrono i presupposti per impugnare il decimo decreto ILVA davanti alla Corte Costituzionale”. La misura, per il premier pugliese, “è colma. La pazienza dei tarantini e dei pugliesi è finita. Siamo stanchi di vedere i bambini di Taranto ammalarsi di tumore nella misura del 30% in più rispetto agli altri bambini italiani”.
Data: 13 Giu 2016
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