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La frisella pugliese assume diverse diciture in base ai vari dialetti regionali, come ad esempio frisedda, freseddaa, o frisa.
Si presenta alla vista come una ciambella salata, biscottata, di colore marroncino; è prodotta con grano duro oppure orzo, ma anche da entrambi combinati tra loro.
Si ottiene attraverso una doppia cottura (bis-cotto), eseguita in forno, ed in questo differisce dal pane.
Dopo la prima cottura, la forma della frisella viene tagliata a metà, trasversalmente, con un filo, praticando la cosiddetta modalità a strozzo, e successivamente i due fondi della forma sono nuovamente cotti in forno, per eliminare l’umidità residua della pasta e poterla poi gustare.
Durante il dopoguerra la frisella era destinata solo alle tavole dei ricchi, consumata durante occasioni importanti; mentre in seguito è diventato un alimento della tradizione contadina, condita con pomodoro fresco, rucola e olio extravergine d’oliva.
Ai giorni nostri la frisella è diventata un pasto prelibato a tutti gli effetti, da gustare con i prodotti tipici della Puglia, come antipasto, oppure direttamente in spiaggia durante l’estate, o ancora come piatto unico, essendo di grandi dimensioni e sostanziosa, soprattutto se aggiungiamo altri condimenti agli ingredienti base con cui di solito la si gusta.