Contenuto
Il nome con cui è conosciuto da sempre il territorio della provincia di Foggia, Daunia, deriva dall’eroe Dauno, figlio del re dell’Arcadia Licaone, che sarebbe giunto in Puglia dando origine alla stirpe che da lui prende il nome, i Dauni. La mitica Daunia ha visto avvicendarsi nel corso dei secoli diverse dominazioni a partire dai Greci, che si stabilirono in questo territorio nel primo millennio a.C., la cui storia si intreccia anche in Daunia con la mitologia: dei, semidei, uomini e animali sono al centro di avvenimenti fantastici che danno alle vicende umane un’aura di mistero, rispecchiandosi nell’arte che da sempre costituisce espressione e sentimento di un popolo.
Capoluogo di provincia e punto di riferimento dell’intero territorio già in epoca antica, Foggia costituisce il punto di partenza ideale del nostro itinerario archeologico; attraverso due dei suoi musei, quello Provinciale del Territorio e il Museo Civico, possiamo cogliere appieno la storia delle popolazioni della Capitanata: il Museo Provinciale propone, accanto agli oggetti più consueti ( ricchi corredi funerari e armi ) calchi, materiali di scavo e plastici ricostruttivi al fine di illustrare al meglio anche il punto di vista del ricercatore e dello storico; il Museo civico invece si presenta come un museo a carattere misto, pur essendo la sezione archeologica il suo punto di forza, con la straordinaria raccolta di ceramica dauna risalente al IX-VI sec a.C. testimonianza della fiorente civiltà autoctona; accanto alle produzioni locali figurano lavori assimilabili alla tipologia greca tra i quali spicca la ceramica apula decorata a figure rosse. Il museo accoglie inoltre reperti provenienti da importanti zone archeologiche parzialmente scavate come l’antichissima Arpi, che con Canusium era la più grande città preromana, Ausculum, Salapia, Herdonia.
A pochi chilometri dal capoluogo troviamo San Severo, cittadina situata nel nord tavoliere, con il Museo Civico Archeologico dal ricco patrimonio archeologico organizzato in base alle epoche e alle località ed di provenienza, in modo che al visitatore siano chiare le fasi evolutive della civilizzazione del territorio dal Paleolitico all’epoca Romana, attraverso l’età classica ed ellenistica; quest’ultima sezione costituisce la parte più cospicua ed appariscente del museo con i suoi corredi provenienti da ben settantaquattro tombe situate all’interno della necropoli ellenistica della Masseria Casone.
Prima di spostarci per visitare la bella Lucera è consigliabile una sosta presso l’Area Archeologica di Castel Fiorentino, a Torremaggiore, luogo nel quale secondo la tradizione morì il grande imperatore Federico II di Svevia, il puer apuliae; recenti scavi archeologici hanno restituito un’area castrale occupata dal palazzo reale dell’imperatore svevo e una zona urbana dominata dalla cattedrale, occupata da abitazioni, chiesette e protetta da un un sistema difensivo costituito da mura a due anelli. La città venne fondata dai bizantini intorno al 1018 e vide avvicendarsi diverse dinastie quali normanni, svevi e angioini per poi essere abbandonata nel XVI sec. I materiali provenienti dal sito sono conservati all’interno del castello di Torremaggiore.
Procedendo nel nostro percorso giungiamo quindi a Lucera, città dalla storia millenaria che offre al visitatore prestigiose testimonianze della sua importanza nelle varie epoche storiche partendo dalla preistoria e passando per la frequentazione daunia alla quale è ascrivibile il famoso corredo funebre denominato “Carrello di Lucera”: un gruppo di bronzetti databile al VII sec a.C attualmente al museo di Oxford di cui si espone una copia. Ma è con la conquista romana che Lucera diviene una vera e propria città: testimonianza dei fasti romani, oltre a busti, iscrizioni, monete, anfore e mosaici, vi è l’Anfiteatro romano, grandiosa costruzione ellittica quasi completamente ricavata in una depressione naturale e al quale si accede attraverso quattro grandi ingressi di cui due riecheggiano la maestosità degli archi di trionfo. La storia di Lucera è ben documentata nell’importante Museo Civico Fiorilli, ubicato nel palazzo settecentesco De Nicastri, che raccoglie gran parte delle testimonianze storiche della città: dai reperti marmorei della Luceria romana alle ceramiche del XIII sec della Luceria Saracenorum.
Procedendo verso sud tappa obbligatoria è Ascoli Satriano, col suo Parco Archeologico dei Dauni e il Museo Civico Pasquale Rosario; il parco, realizzato di recente in località Serpente, occupa una collina abitata già dal Neolitico e adibita a necropoli fra VI e V sec, periodo in cui fu costruito un grande edificio destinato a pubbliche assemblee o cerimonie religiose, di cui si conserva un vasto tratto della pavimentazione a ciottoli. Il Museo Civico, allestito nel settecentesco Palazzo d’Autilla, accoglie reperti che vanno dal IX sec a.c. al medioevo: di particolare interesse la collezione numismatica “Pasquale Rosario” che offre un interessante percorso della storia della moneta antica. Nelle immediate vicinanze possiamo ammirare la villa di Faragola, di età tardo antica.
Situata lungo la via Traiana, a pochi km da Ortona, raggiungiamo Herdonia, una delle antiche città della Daunia nella quale dal 1962 si svolgono sistematici scavi archeologici che hanno consentito di ricostruirne la millenaria storia, soprattutto per quel che concerne l’età romana che la vede importante municipium collegato ai centri maggiori tramite un efficiente sistema di strade e ponti, circondato da mura con la porta centrale fiancheggiata da torri e che dava l’accesso all’abitato di cui si possono ammirare i resti di due templi, il Foro costituito dalla Basilica (di cui rimangono le basi e i capitelli delle colonne), un piccolo anfiteatro, le tabarnae e il macellum (il mercato coperto).
Procedendo dall’entroterra verso il mare consigliamo una sosta a Trinitapoli per visitare il Parco Archeologico degli Ipogei, importanti strutture scavate nella roccia calcarea per celebrarvi suggestivi riti di carattere propiziatorio, probabilmente collegati alla caccia e alla fertilità del raccolto e in seguito riutilizzati come sepolture collettive. Di particolare interesse risultano a tal proposito l’ipogeo dei Bronzi e l’ipogeo degli Avori: in ciascuno di essi sono state rinvenute circa 200 sepolture tra adulti e bambini di entrambi i sessi, inumati in posizione fetale e accompagnati da ricchi corredi funebri; di grande suggestione la sepoltura femminile di alto rango, la Signora delle Ambre, il cui ricco corredo funerario ne rivela l’importanza e la recente scoperta del “Gigante di Trinitapoli”, resti di un uomo di circa tremila anni fa, alto un metro e 85 centimetri: un vero gigante per l’epoca.