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Si terrà fra il 10 settembre e il 4 ottobre prossimi, nella città di Andria, la quarta edizione del Festival della Disperazione, in un’inedita collocazione autunnale dovuta all’impossibilità di svolgere la manifestazione a maggio, a causa delle note vicende legate alla pandemia da Covid-19.
Un festival di letteratura e spettacolo, nato nel 2016 fra lo stupore generale, che prosegue anche quest’anno, nonostante le difficoltà del periodo, il suo solitario cammino alla scoperta delle misteriose facce del sentimento che porta nel nome. Il sentimento più comune alla condizione umana, per questo, il sentimento più letterario di tutti.
Organizzata dal Circolo dei Lettori di Andria, la manifestazione fin dalla sua prima edizione si è posta all’attenzione nazionale grazie al format originale che propone. Un format diventato il suo marchio di fabbrica, confermato anche quest’anno nel tentativo di vederlo consolidarsi, ma anche di difenderne la specificità e l’unicità messa in discussione dalla concorrenza sleale di un virus.
Il grande desiderio di non perdere l’annualità e di conservare la continuità ha portato gli organizzatori a ideare il Festival in una formula diversa e spalmata nel tempo che consenta lo svolgimento dello stesso nella massima sicurezza e nel rispetto delle regole per la tutela della salute di tutti i partecipanti: pubblico, ospiti, organizzatori, addetti ai lavori.
Gli incontri principali vedranno protagonisti: Giobbe Covatta, Roberto Mercadini, Riccardo Lanzarone, il collettivo de Il Terzo Segreto di Satira, Matteo Bussola e Federico Taddia, Enrico Galiano, Paolo Berizzi, Andrea Semplici, Giuseppe Semeraro, Roberto Staniero, Anna Pavignano, Daniela Delle Foglie, Giuseppe Civati, Vittorio Continelli, Daniele Aristarco, Oscar Iarussi, Annalisa Camilli, Alessandra Minervini e Riccardo Pirrone noto per essere il social media manager dell’agenzia funebre TAFFO, vero e proprio fenomeno mediatico.
Tra le svariate linee tematiche che si intrecciano all’interno del programma del Festival giova sottolinearne qualcuna a partire dalle promesse non mantenute che quest’anno, giocando con la sovrapposizione con l’appuntamento elettorale, costituiscono il pay off del Festival. A Roberto Straniero, Paolo Berizzi e Giuseppe Civati sarà affidato il compito di sviluppare gli incontri, ognuno nel suo campo, attorno alle promesse non mantenute dalla politica o nei confronti degli ultimi o della costituzione. A questi si aggiunge l’ironia pungente de Il Terzo Segreto di Satira che ha fatto della satira politica il suo cavallo di battaglia.
Ancora, un’attenzione particolare verrà posta sul tema dei diritti negati a partire dall’incontro di apertura di Riccardo Lanzarone incentrato sulla lotta al racket delle estorsioni. Un focus verrà dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne grazie alla presenza, nella sezione DisperArti della mostra “What Were You Wearing'”, ‘Com’eri vestita?, che racconta storie di abusi poste accanto agli abiti in esposizione che intendono rappresentare, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita, oltre all’installazione in città di diverse Panchine Rosse, a cura dell’artista andriese Roberta Fucci, e all’intervento di Riccardo Noury, portavoce nazionale di Amnesty International.
Infine Giobbe Covatta con la sua Divina Commediola porterà il pubblico a conoscere i diritti dei bambini riconosciuti dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, conoscere i modi più comuni con cui questi diritti vengono calpestati equivale a diffondere una cultura di rispetto, di pace e di egualianza per tutte le nuove generazioni.
Non poteva, inoltre, mancare un’attenzione al tema dell’epidemia e delle sue conseguenze: Vittorio Continelli si interrogherà su come in passato altri, più bravi di noi, abbiano affrontato lo smarrimento dovuto a una condizione inedita in una riflessione anche sul presente e sulla sensazione di vivere alla fine un’epoca.
La compagnia Kepler – 452, invece, con il suo spettacolo audioguidato Lapsus Urbano/Il primo giorno possibile propone di osservare e raccontare quello che sta succedendo intorno a noi e a noi in quanto esseri umani, in questa inaudita contingenza storica, e di evocare quello che succederà. Cosa vuol dire «incontrarsi» e fare teatro in tempi di distanziamento sociale? Se davvero «la normalità era il problema» sarà possibile inventare una nuova normalità? È possibile, dalla manciata di metri quadri in cui sono costrette oggi le nostre vite, immaginare la società futura?